Il cesto dei tesori, la cucina in legno fai da te, i travasi, la learnig tower.
Il mio mantra di mamma:” aiutami a fare da solo”, attraverso il quale guardo i miei figli e li lascio fare, quando vogliono riuscire da soli.
La casa accessibile in ogni spazio, l’ambiente a misura di bimbo, dove tutto ciò che serve, i giochi e via dicendo, è a disposizione anche dei più piccoli di casa. La cesta dei travestimenti, il pannello Montessoriano e tante, tante altre attività ancora.
Il primo anno da mamma, forse anche più, tutto così: a inseguire un ideale.
Perché vi parlo di tutto questo? Ora velo spiego.
Sei montessoriana o..?
Ne ho parlato più volte qui, sul blog. Vi ho raccontato di come all’inizio fossi partita in quarta con “la Montessori” e di come questa specie di Super io sadico, a volte, più spesso di quanto immaginiate, mi avesse fatto sentire inadeguata.
Perché io avrei urlato come una matta, agito e invece, sarebbe meglio verbalizzare. Perché il mio tono di voce è sempre bello carico, mentre, invece, sarebbe meglio mantenere un tono di voce più pacato, calmo. Perché ogni bimbo è a sé e, il mio, di stare lì a fare attività montessoriane “perfette” pensate dalla dalla mamma, non ne aveva voglia. Meglio le brum brum, saltare sul letto, mai stare fermo. Perché.. perché… perché mi ero scritta a mille gruppi di mamme montessoriane e ogni volta, mi mettevo da sola al patibolo: ma sei matta? No, così non si fa, forse dovresti…
Ora, dopo una prima fase di disperazione per non essere mai all’altezza delle aspettative della perfetta mamma Montessoriana (chi sarà poi, me lo dovete dire), ho deciso di lasciar andare. Ho capito che, come per tante altre cose, si può prendere spunto, si può studiare, ma noi rimaniamo noi. E poi, come vi ho già detto, dipende sempre anche dal bambino: Mattia i travasi neanche con il binocolo, si scocciava subito e, soprattutto allagava casa. Amalia, invece, se li faceva da sola, per minuti d minuti, senza che io li proponessi, quando oramai avevo abbandonato ogni speranza.
Dove voglio arrivare? A quel giorno in cui, credendo di aver fallito su tutti i fronti montessriani, ho deciso di “demolire” una cucina in legno fai da te, costruita con le mie manine, spinta dalla delusione che avevo nel non vedere mio figlio entusiasta quanto me, di quella cucina costruita con amore.
Non avevo visto tutorial o altro, l’avevo proprio inventata io, divertendomi moltissimo. Se volete replicare, qui potete trovare il racconto di come l’ho costruita.
Cucina costruita dalla mamma – Cucina Ikea: 1 – 0, palla al centro!
Lo dico per tutte quelle mamme che, come me, pur essendo negate nel bricolage, con la forbice, con la colla, una volta diventate mamme, si sono messe di impegno e sono riuscite a creare qualcosa. E sono rimaste deluse, vedendo con quanto poco entusiasmo fossero state accolte dai loro piccoli, le meravigliose creazioni fatte per loro.
Io ho fatto con le mie mani, e un piccolo aiuto di mio papà, una super learning tower, quando nemmeno avrei saputo tagliare dritto un foglio di carta.
Ho creato, come vi dicevo, una piccola cucina in legno per Mattia: Cd come fornelli, nastro nero isolante come griglia. Una tendina come forno. Una ciotola come lavandino. Appendini colorati come manopole dei fornelli. Tutto sopra uno sgabello in legno Ikea, sul quale avevo incollato un ripiano azzurro.
Nell’insieme non era male, ma ho sempre avuto l’idea che a mio figlio non piacesse per niente. Così un giorno, l’ho distrutta. A oggi resta solo lo sgabello, con gli appendini colorati, sgabello che utilizziamo in bagno per lavarci i denti.
Mamma! Era così bella quella cucina, perché non l’abbiamo più? Me la rifai?
Come un fulmine a ciel sereno, anzi no, come un raggio di sole a ciel nero, non avete idea di quante volte mio figlio me lo abbia chiesto. Infinite. E ogni volta, mi dico, che sciocca che sono stata.
Ancora stamattina mentre lo accompagnavo all’asilo, Mattia, mi ha detto: mamme era proprio bella la cucina che mi avevi fatto, me la ricostruisci?
La “distruzione” della mia cucina, è coincisa con l’arrivo di quella IKEA, figuratevi, come potevo competere? Oramai, sono più di tre anni che l’abbiamo, ci giocano molto, eppure…
Vedete, quando io credevo di aver fatto una sciocchezza, di aver fatto un qualcosa più per me che per mio figlio, lui mi ha insegnato ancora.
Mi ha insegnato che è vero: la mamma perfetta è una mamma imperfettamente perfetta per il proprio bambino.
E che ciò che si fa con amore, resta nel cuore.