Cinque anni e più di mamma

Tre anni e più di bis mamma

Due anni e più di blog sull’essere mamma: un diario di riflessioni, spunti, domande, fustigazioni, confessioni.

Tutto al grido, il mio, che la mamma perfetta è una mamma imperfetta, frase che, a volte suona, un po’ come: pestare una cacca porta fortuna.

Si, ma intanto…

Così, ogni giorno a chiedermi se sto facendo bene, se posso fare meglio, (certo che sì, la solita risposta), senso di colpa latitante, ma anche no; smarrimento.

Osservo i miei figli, penso agli adulti che saranno e con questo parametro a volte, penso che devo raddrizzare il tiro.

Poi, c’è la gioia, la scoperta, l’amore che mai e poi mai, avrei immaginato potesse raggiungere dimensioni così sconfinate. La routine rassicurante e incasinata di ogni giorno.

Lo specchio dei miei figli

Sono passati più di cinque anni, dal giorno in cui mio figlio mi ha assunta, tre anni da quando mia figlia mia ha dato la promozione di mamma bis.

Abbiamo imparato a camminare, parlare, ogni giorno sempre più, questi due piccolini, diventano grandi. Mi stupiscono con i loro pensieri, i loro ragionamenti, le domande e le risposte che danno ad esse.

Ascoltandoli, in silenzio, a volte di nascosto, a volte conversando con loro, scopro tante cose, non solo su di loro, ma soprattutto su di me, sulla mamma che sono.

Come uno specchio, loro mi riflettono e così facendo, mi ridefiniscono come mamma.

I miei figli ora, sono la famosa bocca della verità, di quell’innocente, pulita, nuda e anche cruda verità. Che spifferano candidamente, quando gli viene chiesto.

Per esempio, all’asilo alla maestra.

In questo caso, per loro, credo sia molto più facile dire questa benedetta verità: se fosse papà a chiedere qualcosa sulla mamma o viceversa, si sentirebbero in difficoltà: tanto vale chiedergli vuoi più bene alla mamma o a papà? Secondo voi, cosa potrebbero mai rispondere?

No, non si può assolutamente.

Ma se invece, è la maestra a chiedertelo, come è la tua mamma? Come è il tuo papà? Allora…

La mia mamma è….

Allora arriva la pagella, l’intervista da mettere nero su bianco, su un bel cartoncino rosa, tempestato di cuori e stelle. Un disegno che è il tuo ritratto e anche in esso, in ogni suo singolo dettaglio, vedi davvero quale mamma tu sei, perché sono i tuoi stessi figli a mostrartelo.

Che io sia negata e svogliata nel gioco, non ne ho mai fatto mistero, anzi, qui sul blog ho fatto outing: mi annoia giocare, mi annoiava anche da bambina. Preferisco scrivere, leggere. Sui giochi didattici, invece, sì: quelli che insegnano loro i numeri, le lettere, i colori, ecc.

Sulla materia “Gioco”, Mattia ed io, siamo assolutamente d’accordo: nella pagella ho preso un bel 2 secco! Non ho ancora imparato come si deve, ma lui mi insegnerà. Non canto mai, ma cucino. Che poi, siano bastoncini findus, minestra e pesce il mio piatto forte… avrei da obiettare. Eppure Mattia continuamente, mi dice che ama cucinare con me. Che la sua attività preferita è fare i dolci con me. Me lo aveva detto già una volta, inaspettatamente, quando io avrei pensato rispondesse, fare i giretti! Lui invece, ha detto i dolci, che in realtà avevamo fatto poche volte. Allora ho capito, da quel giorno ne facciamo di più.

Entrambi i miei figli dicono che sono bella e sottolineo, pure giovane e alta! Ho però, i capelli bianchi, Amalia lo dice proprio e, mentre Matty è già sul pezzo, faccio foto e scrivo, Ami si sta chiedendo se io non lavori dal dottore.

Guardo bimbi su YouTube, porto i miei figli al Mc Donald e al parco, ma non sui gonfiabili e all’acquario. Per lo meno non quanto vorrebbe Matty.

Cintura nera di Coccole, Baci e Abbracci

Sembra tutto, molto divertente, ho riso, sorriso, ma mi sono anche immagonata.

Che fossi “una schiappa” al gioco lo sapevo, ma nascondendomi dietro a un dito, credevo non sarei mai stata scoperta.

Su una cosa, però, i miei figli sono d’accordo: sono cintura nera di coccole, baci, abbracci e ti voglio bene sussurrati all’orecchio.

Allora, questo è il vero regalo che ho ricevuto dai miei figli per la festa della mamma: in ogni linea del disegno, in ogni parola scelta e detta, ci sono io, per come loro mi vedono. Nel bene e nel male. C’è la risposta alla mia domanda: sto facendo bene?

E questa è un’occasione: quella di essere migliore.

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