Pulisco casa e penso.

Sono giorni che voglio scrivere, che ho mille idee in testa, ma un po’ il tempo che manca, un po’ la corsa contro il tempo che scappa, non sono ancora riuscita a farlo. Così, pulisco casa e penso.

Chi sono io?

Ecco, bella domanda del cavolo. Insomma, non è che uno può rispondere così su due piedi. E poi, proprio ora, mentre pulisco il bagno, mi viene in mente?

Lo dico da sempre, le fondamenta su cui si basa tutto ciò che scrivo su questo blog: sono donna, sono diventata mamma, resto donna. Lo so, non sono ancora riuscita a renderlo orecchiabile, ma il concetto è proprio questo: “non si può mettere Baby in un angolo“, – (si, mi viene in mente questa famosa citazione) -, non si può cioè, mettere se stesse in un angolo “solo” perché si è diventate mamme.

Okey, vi concedo un periodo iniziale, quello di simbiosi totale, quello della preoccupazione primaria di cui tratta Winnicott, quella cioè in cui per natura ci sintonizziamo sui bisogni del nostro piccolino (fisiologici e affettivi) e non vediamo altro che lui. E meno male.

Arriva però, un momento in cui si deve ritornare a vedere altro, in primis noi stesse.

Prima regola: mai essere invisibile a se stesse

Ne ho già parlato una marea di volte lo so, ma ci torno sempre perché vedo troppe donne poi mamme che proprio diventano invisibile a se stesse. E non è giusto.

Cosa intendo, dicendo di non scordare che siamo donne?

Semplicemente di cercare in ogni modo di piacere a se stesse: vestendoci come ci piace e non con le prime cose trovate nell’armadio, “perché intanto a chi vuoi importi?”…” E poi, mi ci manca con tutto quello che ho da fare”….

No, invece. Deve importare a te stessa, in primis!

A cercare di riprendere gli interessi che ci piacevano prima di Peppa Pig e Daniel Tiger. Anche solo per dieci minuti. Timidi tentativi che poi, saranno una conquista.

Ritrovarsi anche come coppia

L’altra notte, sono riuscita a ritagliare un’oretta per me, rubata al sonno, ma ne è valsa la pena. Ho visto una puntata di Lessico Amoroso di Massimo Recalcati. Il tema? I figli e il legame di coppia, ed è stato meraviglioso sentirlo dire, dopo discorso assai più ampio e quasi alla fine di esso,:È la donna che salva il legame, nella misura in cui mostra che la madre, non è tutta madre”.

Il legame a cui si riferiva, è quello di coppia. E si, sono pienamente d’accordo con lui. Anche se, ho pensato, ma sempre a noi tocca salvare il mondo? Sempre alla donna?

In ogni caso, è vero, dobbiamo ricordarci di essere donne, oltre che madri, prima per noi stesse, ma poi anche per il nostro compagno, marito, per i nostri figli.

Non so voi, – ovviamente sono ironica nel porvi questa domanda-, ma io ho scelto il padre dei miei figli per poterli crescere insieme. Mantenere il corretto equilibrio degli spazi, lo so, non è semplice. Non siamo esenti da periodi nervosi, più distaccati, ma la responsabilità perché possiamo crescere come genitori e anche come coppia, è di entrambi. La mia parte è quella di non annullarni nel mio essere mamma.

Io esisto come donna e come madre. E lui lo sa, ma soprattutto lo so io.

Mai ne sono stata più consapevole come da quando ho ripreso a lavorare.

All’inizio non capivo, mi sentivo in balia di un gran caos: dal timido e doloroso tentativo di distacco dal mio ruolo di madre full time, all’estremo opposto: addirittura lasciare i miei figli all’asilo fino alle 16 per potermi fare unghie e capelli.

Quale madre orribile?

Già, me lo sono chiesta.

E poi, il senso di colpa per quella gioia di incontrare le mie colleghe al mattino, di chiacchierare del più e del meno davanti a un caffè a colazione o nella pausa. Di scambiarsi consigli su quale negozio di vestiti sia migliore, quale smalto.

Di avere del tempo per me.

Quel senso di colpa per la gioia di avere degli spazi miei, ma con il cuore colmo dell’amore per la mia famiglia. È questo che mi aiuta a cercare di essere una donna migliore.

Ho iniziato a lavorare e ne sono contenta. Ho i pomeriggi liberi, non tutti, ma quasi, e posso essere entrambe: donna e mamma.

Mi sento strana ed euforica. Per metà giornata parlo con persone adulte, ma poi, torno ad abbracciare i miei piccolini.

Sono decisamente fortunata, ma anche coraggiosa. Ho fatto scelte sperando nel detto “la fortuna aiuta gli audaci”.

So benissimo che per molte non è così, che tante di voi sono costrette ad uscire alle 6 è rientrare la sera quando i bimbi dormono già.

Non sono qui a dare lezioni di vita. Solo a condividere la mia.

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