Ho avuto la possibilità di essere una mamma a tempo pieno sino ai tre anni della piccolina di casa. Lo rifarei, senza nessun dubbio e quando, mio malgrado, li ho iscritti alla materna, mi sembrava di subire l’ennesimo strappo al cordone ombelicale.

Al tempo stesso, sono sempre stata convinta che dai tre anni è giusto, per quanto malinconico, dare l’opportunità ai nostri figli di iniziare a costruirsi il loro mondo, quello in cui possono sperimentarsi senza di noi. Conoscere amici, imparare a relazionarsi e non solo. È giusto che inizino a sperimentare contesti differenti rispetto alle mura domestiche, alla casa dei nonni. È sano, giusto e un loro diritto poter frequentare la scuola materna, primo passo verso quel percorso scolastico che sappiamo essere lungo anni.

Mai come in questi mesi, ho avuto conferma di questa mia convinzione, mai come in questi mesi, ho realizzato quanto sia importante per loro tutto questo e si, diciamolo, anche per me come madre.

Madre, non maestra, non insegnante. Io sono madre e non posso e nemmeno vorrei, sostituirmi a loro.

Mai come in questa lontananza dal contesto scolastico, in questo stare lontani, ma vicini attraverso incontri su zoom, attività svolte in gruppo davanti al monitor di un tablet o pc, ho compreso la meraviglia di quel percorso che i nostri figli fanno con le loro maestre quando sono in classe.

La loro routine, “le loro cose”, quelle in cui non genitori non dobbiamo entrare. Perché è un qualcosa di speciale tutto loro. Che li fa crescere e arricchire.

Poi, ci sono i compagni, gli amichetti di ogni giorno, con cui costruire, disegnare, correre.

Ecco, allora, quando penso a tutto questo, io non posso che sperare dal più profondo del cuore che le scuole riaprano. Certo in sicurezza, ma in modo tale da garantire a ciascuno dei miei figli, di vivere le relazioni con il prossimo, di imparare guardando negli occhi dei loro insegnanti. Io voglio che mio figlio, nel suo primo giorno di scuola primaria, senta il profumo della matite quando si apre la cerniera dell’astuccio, che si sieda al suo banco, magari impaurito certo, ma insieme ad altri bimbi impauriti come lui e che con loro, giorno dopo giorno, possa imparare tantissime cose.

Sono una madre terribile? Incosciente? Ingrata del tempo guadagnato in questi mesi con i miei figli?

Mi sono posta questa e altre mille domande.

Ognuno di noi, potrebbe vederla in modo diverso, ma se c’è una cosa che ho imparato in questi mesi difficili, è che non si deve giudicare. Ognuno di noi fa i conti con la propria realtà, la propria vita e si muove di conseguenza.

La scuola, mi hanno detto con sdegno, non è un parcheggio affinché un genitore possa farsi i fatti propri (che poi, nella stragande, maggioranza dei casi, è lavorare).

No, è vero, non lo è, invece è il luogo dove i nostri figli hanno la possibilità di porre le basi per quello che sarà il loro domani. E’ creare legami, consolidare la propria autostima. Sì, è anche prendere respiro gli uni dagli altri: per i figli da una parte, per i genitori dall’altra.

Personalmente, infatti, non credo di aver arricchito i miei figli quanto lo avrebbe fatto passare parte delle loro giornate a scuola. In queste settimane, non sono stata in grado di sostituirmi ai loro amichetti, non sono stata capace di essere come la loro maestra. Nemmeno avrei voluto.

Vi dirò, in realtà, che credo di aver dato il peggio di me.

Allora, citando in parte, il titolo di un bellissimo film del 1961 con Gina Lollobrigida e Rock Hudson, “Ritorna (Scuola) a Settembre!

Anche se so già, che mi mancheranno tantissimo i ritmi lenti, senza corse mattutine, tra un “muoviti che è tardi!” e corse contro il tempo. Soprattutto le coccole a qualsiasi ora.

La scuola è imparare quello che non sapevi nemmeno di non sapere.
(Daniel J. Boorstin)

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