Mamma, perché c’è un like sulla Coca Cola?

Ha detto proprio così. Non un pollice alzato. Un like.

Mattia non ancora sei anni.

Nuove generazioni.

Ci nascono in mezzo ai like, ai selfie (io mi ostino a chiamarli “autoscatti”), a YouTube…

Lo smartphone credo sia una delle prime cose che oggi, i nostri figli vedono, già a poche ore di vita: perché scattiamo foto a raffica, registriamo video.

Io sono una di quelle che ha lo scatto compulsivo. Niente, vedo la mia vita in un susseguirsi di foto. Sono accumulatrice seriale di momenti immortalati in un click.

Sul mio IPhone al momento ci sono 612 video, 4934 foto. Ultimo back Up a fine settembre.

Non aggiungo altro.

Che poi, chi riuscirà mai a riguardarle tutte? Che poi, come potrò conservarle tutte?

Mamma! Mi scatti una foto?

“Mamma, mi scatti una foto?

Si mette in posa, bocca a culetto di gallina, occhio in teoria ammiccante..

Il risultato è buffo, fa ridere.. però…

Amalia non ancora quattro anni.

Da chi avrà imparato?

Che dolore rispondere a me stessa con un: da te!

(Che però, questo lo dico e potete controllare voi stessi su ogni mio profilo social, di foto con bocca a sedere di gallina non ne ho… eppure lei lo fa..).

Mamma! Smettila con quel cellulare! Non voglio una foto!

Mamma! Smettila con quel cellulare! Non voglio una foto!

Entrambi. Under six.

Non che non ci avessi mai pensato, non che non lo avessi mai messo in conto, ma più loro crescono, più imparano ad affermare loro stessi, a dire la loro sul proprio conto, più io vado in crisi e mi chiedo: cosa sto facendo?

Se è vero, che noi genitori siamo l’esempio per loro, che razza di casino sto combinando?

Panico.

Del resto, sono nati nell’era dei social, dell’essere sempre connessi, dello smartphone tutto fare…

Non posso renderli avulsi da tutto questo.

Sarebbe anacronistico, sarebbe come vietargli di mangiare la cioccolata a tutti costi, per poi beccarli alla mia prima distrazione ad abbuffarsi.

Educare al mondo virtuale

Allora, il punto è: non vietare, non eliminare, ma cercare di impartire loro un’educazione al mondo virtuale. Non è la realtà, ma a volte, la realtà della vita è così difficile e brutta, che si può iniziare a rifugiarsi in quella virtuale, dove è molto più semplice mascherare ciò che davvero si è.

Questo devo spiegare ai miei figli.

Insegnar loro un uso corretto di questi strumenti.

Impresa titanica.

Allora, qui non so se ne verrò mai a capo. Perché io per prima, uso social e smartphone ogni giorno. Faccio stories della mia vita, butto in line momenti immortalati a volte, senza il consenso dei miei figli.

Vi dirò anche, che le premesse con cui avevo iniziato, erano buone. Poi, mi sono persa.

Così mi interrogo da un po’: forse, non li sto rispettando. Togliamo il forse. E se un domani, vedendo e leggendo quello che ho immortalato e scritto su di noi, li facesse vergognare?

Tutto ciò che creo come aimperfectmom, si basa sulla mia vita di mamma e inevitabilmente, di loro.

La vera soluzione, sarebbe cambiare argomento, o chiudere tutto.

Non lo farò.

Non ci riesco e poi, in qualche modo, ci lavoro anche, con i social, le foto…ma qualcosa devo inventarmi.

Perché alla fine è vero che noi genitori siamo l’esempio, ma è anche vero, che non siamo gli unici. C’è la scuola, c’è il gruppo di amici, c’è tutto un mondo là fuori.

Quindi, penso anche che l’esempio che dovremmo dare, non è quello di una mentalità rigida, autoritaria e castrante. Così, credo, che inizierò a studiare, a informarmi, a confrontarmi, per cercare di insegnare ai miei figli, a utilizzare questi strumenti, a divertirsi anche con essi, ma anche ad attribuire loro il giusto valore.

Che giocare all’aria aperta, sporcarsi le mani con la terra, interagire con i propri coetanei, abbracciarsi, baciarsi, è la vera essenza della vita. Tutto il resto è un contorno.

Sono spaventata e confusa, mi terrorizza ancora di più, pensare al domani, quando vedo profili di ragazzine di 15 anni, che sembrano pornostar, che dimostrano almeno dieci anni in più, che mostrano una vita che io, forse, ho iniziato a condurre a vent’anni suonati.

Non sono ipocrita, la vita di un adolescente di oggi è molto diversa da come me la ricordo, (detto che io ero davvero un caso umano, aspettavo il principe azzurro, la mia prima volta a 19 anni).

Quindi, penso, se Amalia ammicca e chiede foto, se Mattia è invasato di YouTube e di videogiochi, adesso che sono ancora piccoli, adesso che loro padre ed io siamo il loro centro, che rischio stiamo correndo?

Perché è vero, fa davvero ridere mia figlia quando sbatte le ciglia con il filtro di snapChat, ma tanto da ridere, alla fine non c’è.

To be continued…..

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