Anche quest’anno è arrivato il momento delle ferie. Delle ferie lunghe, intendo. Le tre settimane in cui Simo è a casa.

Allora che si fa? Si sta in città?

Certo che no!

Si va in campagna.

Come ogni anno, così, è anche giunto il momento di preparare le valigie.

Io odio preparare le valigie, anzi la MIA valigia.

Perché mi porterei via tutto, anche quella gonna che non metto dal 1980, “che non si sa mai…”.

No, non si possono fare le valigie all’insegna del “non si sa mai”…

Finisce che ti porti dietro anche il piumino, persino se la destinazione è Ibiza!

Eppure, ogni anno la stessa scena: io in mezzo tra l’armadio e la valigia vuota. Per minuti e minuti. Forse ore. A immaginare tutte le possibili condizioni atmosferiche, gli abbinamenti di scarpe, maglie e pantaloni. Le borse. Vorrete mica che io mi porti dietro un solo tipo di borsa?

Niente, per fare le valigie, ci vuole ordine e disciplina. E io non ho nessuna delle due.

Così, mi armerò di pazienza e cercherò di far stare dentro a quella borsa, tutto ciò che riesco.

Male che vada, due belle ruote sotto l’armadio e via, me lo porto dietro come fosse un trolley.

Partire. Cambiare aria. Il giro in senso antiorario

Se riesco a superare l’impasse delle valigie, complicato all’ennesima dal dover preparare anche quella dei bambini, posso forse, iniziare a entrare nel Mood giusto.

Ecco, è così che vedo le vacanze. Se di solito le lancette dell’orologio vanno avanti velocissime, lascio che in questi giorni vadano anche indietro. Insomma che cambino il giro, ritmi lenti, anti frenesia cittadina. Diciamo che abbandono proprio il concetto di orari: abbiamo fame? Mangiamo. Sonno? Dormiamo. Che poi, da quando sono mamma, queste cose coincidano con le esigenze dei miei figli, beh è un altro discorso. Del resto la modalità mamma è sempre ON.

Almeno ci si prova.

Per noi saranno giorni all’aria aperta, per lo più nel verde del giardino della nostra casa, ma anche nell’azzurro del mare di Bergeggi.

Il bello di abitare in Liguria: mare e monti in un batter di ciglia!

Non voglio fare programmi

Arrivo qui con un po’ di stanchezza. Perché anche se pensavo di uscirne indenne, aver compiuto 40 anni, ha avuto su di me un effetto strano, quello del facciamo un po’ il punto della situazione.

E parlo della situazione mia, interiore. Quella Grazie alla quale ho compreso, forse, che la frase “non sono più una ragazzina”, è una realtà. Sembra banale, ma non lo è affatto.

Un inverno allora, pieno di pensieri, paure, incertezza, tanta.

Non lavoro, ma mi arrangio e arrangiarsi spesso è molto più faticoso che, avere una routine lavorativa stabile. Nello stesso tempo, ti arricchisce (no, non nel senso economico). Ho scoperto lati di me che non conoscevo. Debolezze che pensavo non mi appartenessero. Punti di forza che non sapevo di avere.

Si parte dunque, per le vacanze.

E visto che settembre è il mese X, quello in cui anche Amalia andrà alla materna ed io, dovrò rimettermi in pista sul serio, allora vediamo queste settimane di vacanza, come, la corda di un arco, quella che si tira indietro, prima di lanciare la freccia dritta sul bersaglio.

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