Tornare ogni estate nella casa di campagna, quella che mio papà ha comprato quando è nata mia sorella, è sempre bello, ma al tempo stesso malinconico.
È un tirare le somme dell’anno che è passato e fare buoni propositi per quello successivo.
È avere paura di aver perso qualcosa che hai sempre avuto con te, così come è la gioia e l’orgoglio di aver conquistato qualcosa in più.
Nemmeno fosse capodanno.
Rivedere gli stessi luoghi per una vita, ripercorrere le stesse strade, ma non più come una bambina, non più come una ragazzina, ora come donna, fa un certo effetto. Da proprio il senso del tempo che scorre, degli anni che passano.
Qui, più di ogni altro luogo, percepisco il cambiamento, il trascorrere del tempo, il percorso della vita.
Quello specchio, quello posto nell’ingresso di casa, riflette sempre la mia immagine, è vero, ma ogni anno sono diversa.
L’impercettibile cambiamento
Non è sempre stato così: per buona parte della mia vita, non mi sono resa conto di nulla. Si, c’è stato quel momento in cui da bambina sono diventata ragazzina, c’è stato quello del pancione di Matty e poi, di quello di Amalia. Tutti cambiamenti eclatanti, evidenti.
Io però, parlo di qualcosa di più invisibile, sottile, di un qualcosa che quasi non vedi, eppure è frutto dei giorni che passano.
All’improvviso, ti rendi conto che ora tu hai l’età dei tuoi genitori quando ti portavano in vacanza lì. Che ora sei tu, che fai con i tuoi figli, come loro facevano con te.
Che tu sei madre e loro nonni.
Gli stessi posti, le stesse abitudini, gli stessi sapori, gli stessi profumi.
La mia casa resta qui, sempre lei, io, invece, vado, torno e cambio.