Quando veniamo in campagna, immagino sempre come sarebbe la nostra vita se vivessimo qui. Svegliarsi al mattino aprire la porta di casa e trovarsi in mezzo al verde. Scalza e in pigiama, correre sull’erba bagnata dalla rugiada della notte. Solo il rumore del vento che muove le foglie e del verso di qualche animale che gira nel bosco. Il tempo si dilata. Se già di mio non guardo l’orologio, quando sono qui, proprio lo dimentico. Il tempo viene scandito esclusivamente dai bosogni fisiologici: mangiare e dormire. Ecco rallentare i ritmi, assaporare  il tempo, è questo quello che mi manca in città,  oltre al verde e agli spazi aperti dove poter rilassarsi in serenità. Magari con un buongiorno cosi tutte le mattine mi annoierei. Magari.

Veniamo a Pontinvrea (che poi in realtà sarebbe Giusvalla, ma per come è messa la casa, viene più da credere di essere di Pontinvrea), da quando io avevo cinque anni, quindi sono più di trent’anni. Giorni e mesi dove questi boschi e queste pareti mi hanno visto bambina, adolescente, giovane donna e ora mamma. Nel giardino dove giocavamo mia sorella ed io, ora corre mio figlio e Ami gioca con l’erba. Qui ho scritto tante pagine del mio diario, dove sognavo una famiglia, dei figli. Qui mia sorella ha iniziato a chiamarmi “Silvia Pellica”. Se chiudo gli occhi, ci rivedo bambine, con mia mamma che, per amare un pò di più questo posto, lo travolgeva di musica anni 80. Sono cresciuta a pane e nutella e Michael Jackson, Wham!, Rick Astley, Whitney Houston, Lionel Richie e molti altri ancora.

Mio papà, invece, amava e tutt’ora ama venire qui. Questa casa è sua, ha la sua impronta ovunque. È lui.

Pontinvrea il pomo della discordia tra i miei genitori, eppure mia sorella ed io la amiamo alla follia.

Qui mia mamma si è fatta male gravemente a un piede, incidente domestico che le ha causato e le causa dolori atroci. Eppure noi amiamo questo posto. Venire qui ha sempre un retrogusto dolce/amaro, gioioso/nostalgico. Venire qui comunque, fa bene. È una boccata d’ossigeno dopo giorni di apnea cittadina. E ora che ci sono i miei figli, ancora di più.

Guardarli cresecere dove sono ceesciuta io, è la mia immortalità

Qui Mattia ha detto la prima volta il suo nome. Qui mio figlio mi ha regalato il suo primo mazzo di fiori. E spero che ci saranno delle prime anche per Amalia che oggi, qui, ha compiuto sette mesi.

Uno dei nostri momenti preferiti è quello della colazione. Se c’è il sole, rigorosamente in giardino, possibilmente ancora con i capelli arruffati e il pigiama. O Simo o io, andiamo un pò fuori paese a comprare la focaccia, in un panificio che sa di magico. È in una casetta indipendente, se avesse la ruota, vi direi:”ecco dove è il mulino bianco!”. Imvece si chiama “Le 4 P“. Ha un giardino, che accompagna al suo ingresso, pieno di scaccia pensieri, girandole e giochi per i bimbi: un trenino fatto di tronchi d’albero e un’altalena. Dentro è arredato con mobili in arte povera e sembra di entrare nella cucina della nonna per rubarle qualche biscotto appena sfornato. Anche lì ci sono libri e giochi per i bimbi. Quando ci porto Matty impazzisce dietro alle girandole che vuole toccare e poi, tappa fissa, si guida il trenino.

Un salto veloce dalla “Emma“, il nostro commestibile di fiducia e che ha il prosciutto crudo più buono del mondo e via, di nuovo a casa per la super colazione. Poi la giornata prende il via! Può essere che impigriti, giochiamo in giardino e prendiamo il sole; che si lavi la macchina o che si faccia un tuffo in piscina (quella gonfiabile) o che, invece, si faccia un giro. Verso le 11.30 inizia la preparazione del pranzo, il menu preferito, quello alla griglia. Oppure un piatto tipico che si fa almeno una volta all’anno, è la porchetta di Don Pino. In genere viene cucinata a Ferragosto. E’ buonissima.

Dopo pranzo generalmente tutti in camera a rilassarsi. La nostra è nella mansarda. Lì sopra con Simo, ci siamo ritagliati il nostro nido, abbiamo tutto, persino un piccolo bagnetto in camera. Vedere l’evoluzione di questa area della casa, è ripercorrere le tappe della mia vita. Il riaultato? Giochi sparsi ovunque, un bel letto matrimoniale (rotto) in mezzo alla stanza, un divano pieno di mini vestiti e vestiti nostri, quattro finestre enormi in più per guardare fuoro, le stelle, la luna con il naso all’insù.

La notte…. la notte qui è stupefacente. Buio, silenzio e il rumore del bosco. Una giacchettina (sì, spesso anche ad agosto) e una coca cola, seduti fuori a parlare a sognare.

Veniamo su quasi tutti i week end e ad agosto in genere, ci trascorriamo quasi tutto il mese.

La festa del Faló di San Giovanni

Non si fa tanta vita sociale, ma volendo nei Paesi vicini c’è sempre qualche festa, per esempio, la festa del falò che si tiene in occasione di San Giovanni (24 giugno) in un Paese qui vicino che porta appunto il nome del santo.

Immaginatevi di percorrere una strada buia, in mezzo al bosco, illuminata solo da un milione di lucciole…potete percepirne la magia? Lo spettacolo meraviglioso che ne scaturiace? Seguite le lucciole e il vociare della gente. Nell’aria odore di legna bruciata, che si intensifica mano a mano che si ci avvicina al falò. Non lo vedi ancora, ma lo senti. In lontananza un’aurea rossa. E poi all’improvviso lo vedi. È immenso. Un falò enoreme dove per tradizione si bruciano tutte le cose vecchie e che non si vogliono più dell’anno passato. C’è solo lui, im mezzo a un grande campo pieno di gente di tutte le età. Nessun banchetto o stand. Solo un carretto dove si fanno frittelle (offerta libera), uno dove si serve porchetta e stop. Nessun tavolo, nessuna seggiola  Trattori sparsi qua e là e intorno al fuoco, uomini attenti affinché il fuoco non prenda il sopravvento.

aimperfectmom.com/wp-content/uploads/2016/07/1469378129070.jpg”> Festa del Falò a San Giovanni

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La bellezza di qutesta festa è la sua semplicità, le lucciole e i  bimbi che ammaliati giocano intorno a questo fuoco maestoso. Matty è letteralmente impazzito. Correva insieme ad altri bambini affascinato. E poi i trattori, potete immaginare la sua gioia quando ce lo abbiamo seduto sopra insieme ad altri bimbi.

Ecco cosa è la vita  È fatta di cose semplici, ma potenti. Di luoghi che ti emozionano. Di persone che ti toccano il cuore. Qui ho conosciuto il papà di un’amica. Un omone grande seduto su una sedia a rotelle a causa dell’ età (88 anni) e della malattia. Un gentiluomo che quando mi ha vista stringendomi una mano,ha esclamato:” che bella mamma!”. E mi ha scaldato il cuore. Questo omone, oggi non c’è più. È mancato stanotte e voglio dedicare a lui questo mio post, a lui che con solo due parole, ha saputo strapparmi un gran sorriso. E a te Lucia, che hai perso il tuo papà.

A Pontinvrea non c’è nulla di che, non parliamo di un Paese famoso come Cortina, come Courmayeur o altri ancora.

A Pontinvrea non c’è nemmeno un negozio di vestiti, ma quattro commestibili sì. C’è la farmacia, il maccellaio. Due bar. Si snoda lungo la strada proncipale, anche la piazza è praticamente inesistente. Eppure, come recita un cartello non appena arrivi in prossimità del Giovo Ligure:” A Pontinvrea ci si sta bene!”.

Mia sorella ed io, ieri e oggi!
Pontinvrea (immagine presa dal Web)
Pontinvrea, immagine presa dal Web

1 commento

  1. come sempre bellissime parole

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