A volte scrivo per lavarmi la coscienza. In sti giorni la devo lavare con il dash e anche un pò di ammorbidente. É una coscienza consapevole di non fare il meglio, non si da pace per questo, eppure persevera.
Complice un momento delicato, mille pensieri per la testa. Incertezza piú che mai e io non sopporto di stare in attesa per troppo tempo. Unica eccezione la “dolce attesa” di Mattia e Amalia. Tanta carne sul fuoco che deve cuocere e non so che risultato avró. Come mi é capitato per i primi tre mesi di gravidanza, quelli in cui non lo si annunci ancora a nessuno, io reagisco isolandomi. É come se mi fermassi a trattenere il respiro, oppure avessi schiacciato il tasto pause sul telecomando. Sono ferma a una scena in particolare e attendo.
Non voglio entrare nel merito del mio momento e del pensiero che tormenta la mia testa e la mia anima, avendo fatto ritornare una mia vecchia amica, l’ansia. Voglio però soffermarmi su questo: Su come questo momento particolare, che tocca Federica e non solo mamma Federica, influenzi il mio modo di esserci, o farei meglio a dire, di non esserci, con i miei figli. É terribile: Sono qui fisicamente, con il cuore, ma non con la testa. Niente da fare, lei non é qui con noi. Sono molto piú nervosa, molto poco paziente. Svolgo le mie mansioni di mamma, ma non sono la mamma amorevole, pronta all’avventura, con spirito di iniziativa.
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Non si può andare a mille sempre, lo so. Eppure quando ero piccola e in qualche modo mi ricadevano addosso i problemi dei grandi, mi ripromettevo che da grande, appunto, quando sarei stata mamma, i miei figli li avrei sempre protetti. No, cari miei. Non va cosi. Almeno io non ci riesco e se qualcuno di voi invece ci riesce, vi prego suggeritemi il modo. Questo é il mio egoismo, il mio modo di essere davanti a momenti un pò incasinati. Io che non delego neanche sotto tortura, accentratrice come sono, in questi giorni delego a George la scimmia curiosa l’intrattenimento dei miei figli. Mi é pure venuto un mal di schiena atomico, non mi passa e sono tre giorni che cerco di curarlo.
Non solo, i bimbi lo sentono, avvertono questa sorta di invisibilità ai miei occhi e per reazione che cosa fanno? Si fanno vedere e sentire in ogni modo. Mattia in particolare, é un terremoto. É tornato ad atteggiamenti regressivi e aggressivi, sopratutto nei confronti di sua sorella. Non mi ascolta, fa marachelle e io urlo, mi arrabbio, do il peggio di me. Proprio ora che invece, dovrei capire e comprendere che, se io non ascolto, allora chi mi parla é costretto ad alzare la voce. E la cosa piú orribile é che tocca urlare a mio figlio.
Si, signori e signori, sono una mamma imperfetta, senza parentesi attorno all’IM, senza giochi di parole. Sono una mamma che a volte, si perde, si incasina, sbaglia e risbaglia. Sono una mamma che ama i suoi figli alla follia. Sempre.
Che poi la soluzione è lì dietro l’angolo: giocare un pomeriggio con i Lego, senza badare ai panni stesi, alla lavatrice da fare, alla casa da pulire. Solo Noi e i nostri giochi.
Colonna sonora del post: “Human” Rag’nBone Man