Premessa:

prima di procedere con la lettura di questo post, sappiate che non è un articolo ricco di istruzioni, consigli o altro ancora su come svezzare. Si tratta di una mia condivisione che, spero, possa rasserenare chi vive questo momento con un pò di ansia.

Quando Mattia é entrato in età da svezzamento, ricordo che ero impazzita. Un pò l’idea che dovevo insegnargli a mangiare, senza forzarlo affinché crescesse con la gioia del cibo, un pò che questo significava dare un piccolo strappo al nostro cordone.

Allattamento esclusivo. Si dice cosi.

Ecco con lo svezzamento avrei perso la nostra esclusiva. Mi spaventava e mi faceva stare male. Dalla pancia, fuori con il parto. Ora dal seno, via con il cibo. Un altro distacco.

Ricordo come fosse ieri, la prima purea di pera che ho fatto assaggiare a Matty. Aveva sei mesi e la sua espressione é stata disperata quanto la mia. Non eravamo pronti, né io, né lui. Ho quindi, deciso di aspettare, di seguire l’istinto.

Da quel giorno sono andata a braccio. Ho letto milioni di informazioni. Libri sullo svezzamento, sull’autosvezzamento e alla fine il risultato é stato uno svezzamento a modo nostro. Con i nostri tempi.

Quattro le uniche regole

  1. Cibi sani e che non facessero male
  2. Osservare mio figlio e assecondarlo nelle sue scelte
  3. Un bel corso sulla manovra di disostruzione delle vie aeree (ne parlo qui). Importantissimo.
  4. La crescita e il benessere di mio figlio

Dopo di che, via libera a tutto!

Oggi, a due anni e nove mesi, il cibo per lui é una gioia: mangia qualsiasi cosa, persino e con soddisfazione estrema del nonno (mio papà), lo stoccafisso.

L’amore di un genitore passa anche attraverso il cibo

Sono cresciuta con un padre molto attento a quello che ci dava da mangiare: frutta, verdura, pesce. Tutte le sane abitudini alimentari che ho le devo a lui. Non sapete quante volte ho finto gioia, quando mi presentava a tavola un’enorme branzino cotto al forno. Finto gioia? Penserete. Sì, perché a me non è che piacesse tanto, per quanto si impegnasse a togliere le spine, io ne trovavo sempre qualcuna.

Nel modo in cui lo cucinava, però, nel modo in cui con cura me lo metteva nel piatto, ho sempre percepito tanto amore e tanto sacrificio (era un piatto costoso e lo sapevo). Per questa ragione, lo mangiavo, senza battere ciglio. Magari aiutata da qualche bicchiere d’acqua, ma lo mangiavo tutto.

Potreste pensare a una costrizione, forse. Vi offro però, un altro punto di vista. Il mio.

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Dal mio punto di vista, vi dico che

Mio papà, ancora adesso, è uno di poche parole e non troppi abbracci, ma vi posso assicurare che lui mi ama tanto e me lo dimostra sempre. Come? Comprandomi il branzino perché io possa mangiare cose sane e di esempi simili, ne avrei a milioni. Ora fa lo stesso anche con i suoi nipoti. Fa il pane in casa, mi prepara scorte di pesto. MI ha insegnato a cucinare bietole, broccoli.

Per questo motivo, posso dirvi che sì, lì per lì, non era il massimo, mangiare qualcosa anche se non è che la gradissi tanto, ma quando sono cresciuta e ho avuto l’età per capire, vi garantisco che quello che ho percepito e che sento tuttora, è tanto amore.

C’é di più.

Quando all’università studiavo i disturbi alimentari, mi aveva colpito una cosa, che trovo vera anche nelle situazioni non patologiche ed è questa:

CIBO=AMORE

Non è mia intenzione procedere su questa strada, ossia scrivere di disturbi alimentari o quant’altro.

Il mio intento è solo quello di portare attenzione a questa equazione, perché ogni volta che vedo mia mamma creare i manicaretti più incredibili, imbandire tavole che nemmeno al buffet di un ristorante, me la ricordo e vedo nel suo gesto: amore. Vedo la sua paura di non darmi abbastanza da mangiare, come la sua paura di non amarmi abbastanza.

Allo stesso modo, vedo nei gesti culinari di mio padre, il suo immenso amore per mia sorella, per me e ora per i suoi nipoti.

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Oramai lo sapete, io scrivo così, di getto e con il cuore. Quello che vivo, che percepisco, che mi capita, lo metto qui, in questa mia creatura ed è così che nascono i miei post.

Quello di oggi è nato in occasione di una grande momento, di quelli indimenticabili: il primo biscotto di Amalia. Se lo è ciucciato tutto questa mattina. La sua prima volta in cui mangia in autonomia.

Ha quasi dieci mesi, eppure, di alternative al latte di mamma non ne vogliamo ancora sapere. Lei mantiene ancora l’esclusiva e sapete una cosa? Salvo le regole sopra elencate, soprattutto l’attenzione a quello che è il suo benessere generale e la sua crescita, io non ho fretta.

I bambini non si lasciano morire di fame, mi disse una volta un dottore, e io sono d’accordo

Come in tutte le tappe della loro crescita, cerco di trovare il modo migliore di affrontarle che per me, è semplicemente trovare il nostro modo, quello che va bene per noi e che ci rende sereni.

Non esiste solo l’istinto materno, anche i nostri figli hanno un loro istinto e saperlo assecondare è  la soluzione.

Siccome la prevenzione non é mai abbastanza, qui sotto trovate un video dove il Dott. Alberto Ferrando mostra come eseguire la manovra di disostruzione delle vie aeree.

 

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