Il cambiamento di qualcosa che ci riguarda nel nostro profondo, va fatto prima di tutto per se stessi.
Non per piacere o peggio ancora, compiacere gli altri.
Il cambiamento di noi stessi non è affatto semplice.
Richiede fatica. Tanta.
Richiede costanza. Parecchia.
Soprattutto richiede di volerlo davvero. Deve essere qualcosa che parte da noi.
E io, sono mesi che voglio cambiare.
Per me stessa.
Mi sono resa conto che da troppo tempo me ne stavo in una zona di pseudo comfort, ingabbiata e ritratta a una sola parola: ansiosa. In una sorta di profezia che si autorealizza, mi sono accorta che anche quando non era il caso, appiccicarmi addosso e farmi appiccicare addosso l’etichetta ansia, era molto più rassicurante, seppur in modo perverso, che provare a uscire da lì.
Federica l’ansiosa.
Ho iniziato a sentirmi soffocare da questa etichetta quasi un anno fa. Soprattutto, ho iniziato a notare che ero io per prima a presentarmi di default con questo biglietto da visita. Ho iniziato ad arrabbiarmi con me stessa, perché sapevo e so di avere delle potenzialità, ma che spesso, vengono nascoste e anche, sabotate proprio da questo mio atteggiamento.
Federica e ansia nello stesso discorso, coesistevano troppe volte. E la cosa terribile è che spesso, ero io la prima a pronunciarle come se una fosse propedeutica all’altra.
Ho inIato da qui. Dal strappare via la mia etichetta e provare a mostrarmi di più, senza paura.
Se vi sto riuscendo? Non ancora abbastanza. Ci vuole tempo, ci vuole fatica, ci vuole costanza.
Ci vuole coraggio. Perché quando cambi tu, quando inizi a cambiare la tua prospettiva, devi essere anche pronto ad aprire il vaso di Pandora.
Ho iniziato a piccoli passi.
È stato più forte di me.
Io non voglio essere più così.
E poi, ho iniziato a intraprendere alcune azioni, ma prima di tutto, ho iniziato a vivere nel presente senza proiettarmi nel futuro.
Perché è da lì, dal mio vivere il futuro senza stare nel presente, che la mia ansia mi batte 20 a 0.
Questo, però, ve lo racconto la prossima volta.