Che se ne dica, ma anche la mamma più dedita ai propri figli, quella votata a loro sempre e comunque, in cuor suo, in alcuni momenti (nemmeno pochi), ha una voglia incredibile di farsi i fatti suoi.
In silenzio, in isolamento totale (in genere si immagina un atollo in mezzo all’Oceano), con un letto gigante, senza nessuno e sottolineo nessuno, che la chiami 489765433 volte.
Se non avete il coraggio di uscire allo scoperto e di presentare al mondo, nudo e crudo, “L’egoismo di una mamma”, io invece ce l’ho:
Ogni tanto ho bisogno di farmi i cavoli miei.
Nelle giornate peggiori, quelle di massimo stress, vi assicuro che me ne invento di ogni, pur di recuperare del tempo in solitudine.
La mia scusa ufficiale? Che poi, l’ho semplicemente copiata dal maschio grande di famiglia: “devo fare la cacca”.
Si, perché loro, i maschi grandi, si insomma i papà, dopo aver dato l’annuncio, spariscono dietro quella porta per una buona mezz’ora.
Con il tablet, con la settimana enigmistica, con la Nintendo DS, con una rivista.
Spariscono lì dentro e tu, non puoi dirgli niente perché stanno facendo la cacca.
Ecco allora io, ogni tanto, anche se non è vero, esordisco allo stesso modo.
Se state già pensando, genio del male, ricredetevi subito. Non funziona. Devi essere maschio ed essere chiamato papà.
Se sei femmina e sei chiamato mamma, caput.
Non appena ti chiudi alle spalle la porta del bagno, qualcuno tenterà di sfondarla a suon di mammamammamammamammaaaaaaa.
Non ti resta che una sola speranza: mettere a letto tutti. Con tutti intendo: figli e marito.
Solo allora, potrai goderti cinque minuti di solitudine (no, cent’anni di solitudine sono un’altra cosa).
Così, eccomi qui, alle 1.25 della mattina del giorno dopo che, in realtà mi sembra ancora la giornata appena finita, riesco nel silenzio della notte, interrotto solo dal respiro regolare dei miei figli, a dedicare un po’ di tempo a me stessa.
Per una volta, scrivo senza interruzioni. Comodamente seduta sul letto.
Raccolgo le idee.
So già che domattina alle 7, quando i MiniMe mi daranno la sveglia, maledirò di non aver dormito di più. Eppure questo momento tutto mio, è impagabile.
Avrei un bel po’ di cose arretrate da fare, per esempio, nella cura della mia persona. Non è che non le faccio se i bimbi sono svegli, ma che dire, mi piacerebbe farle con calma.
Data l’ora, però, direi che sono impossibili attività quali: darsi lo smalto (avete presente quello spot la menta intorno al buco? Ecco qui sarebbe lo smalto intorno all’unghia), farsi le sopracciglia, depilarsi.
Il nastro adesivo con cui ho fissato le palpebre, non mi consentirebbe di essere precisa.
Tutto questo tempo, mi sta dando alla testa, faccio pure la spiritosa.
Finalmente del tempo per me.
Questi due piccoli d’uomo inarrestabili, si sono spenti, sono in carica. Non posso buttare via così questa occasione, però.
Cosa posso fare?
Eppure questa mattina e anche dopo pranzo, di cose ne avevo in mente mille. Scrivere, leggere, ascoltare musica, guardare un film.
Fare l’amore con il mio compagno. E diciamolo su! Non è che dopo aver partorito diventiamo di ghiaccio.
Le faccio tutte, o forse nessuna.
Si, perché per quanto io abbia davvero bisogno di farmi i fatti miei, il mio corpo ha bisogno di dormire e me lo sta comunicando chiaramente: occhi appannati, mente disconnessa, posizione che, da semi seduta, sta diventando sdraiata.
Va bene okey, accontentiamoci del silenzio e della quiete.
Domani è un altro giorno, dico al mio egoismo.
Si, un altro giorno di m…da! (CIT. Ragioniere Ugo Fantozzi)