E si. Caro Matty eccoci, siamo qui, ai tuoi primi giorni di scuola. Oggi è stato il terzo, per la precisone…Ma ci pensi? Tu vai a scuola.
La cosa assurda è che voglio dire, era ieri che stavi tutto tra le mie braccia e ora, vai a scuola.
Il tuo primo giorno di scuola.
In un anno pazzesco, storico. Con un compagno di classe che davvero è ingombrante e non ci piace: il coronavirus, alias Covid. O Coviddi, che qui viviamo in un Paese dove le cazzate diventano leggenda e le cose serie, non si sa bene che fine facciano.
Un anno in cui non si sapeva nemmeno se si sarebbe mai riusciti a tornare sui banchi.
Eppure, sia quel che sia, il nostro primo giorno di scuola, lo abbiamo avuto. E nessuno ce lo toglie dal cuore.
Sono arrivata a quella mattina cercando di avere tutto sotto controllo: ho fatto la spunta alla lista di cose che dovevano essere pronte. Partecipato alle riunioni, etichettato tutto come non ci fosse un domani. Lo zaino, la borraccia che la zia ti ha regalato, il porta mascherina. Ma accidenti: il porta mascherina? E chi lo avrebbe mai immaginato che il primo giorno di scuola, tra l’astuccio e un quaderno, all’interno di uno zaino (e un dinosauro, non uno squalo, lo so) più grande di te, dovessi anche fare spazio a un porta mascherina.
Non importa. Perché alla fine, amore mio, è la prospettiva da cui si guardano le cose che fa la differenza. Se io per prima lamento l’ingiustizia di un rientro a scuola con le regole contro questo virus antipatico, come posso pensare che tu possa viverlo serenamente?
No, amore mio, goditi comunque ogni singolo giorno di questo inizio. Il tuo.
E l’emozione è stata grande, la mattina del tuo primo giorno di scuola. Ho capito che dietro a tutto quel mio modo ossessivo di controllare e smarcare le cose che dovevano essere pronte per quel giorno, era un modo per non concentrarmi sul fatto che una parte di me si sentiva spaesata, persa.
L’inizio della scuola, un pezzetto di spensieratezza e infanzia che non avrai più. E poi, me lo dicono tutte quelle che ci sono già passate, è un attimo: con la scuola ti distrai un secondo e sono grandi.
E si, l’obiettivo è quello: crescere.
Ma il mio cuore di mamma ti vorrebbe sempre il suo piccolo grande cuoricino.
Ti vedo sereno. Ti vedo contento.
Il tuo primo giorno di scuola. Quello di cui non volevi nemmeno sentire parlare. Quello che quando è stato il momento di metterti il grembiule, ti sei messo a piangere: io non voglio andare. Quello in cui poco dopo, camminando mano nella mano con papà e me, hai visto un altro bimbo con il grembiule, la cartella sulle spalle e hai detto: anche lui va a scuola! E un sorriso ha illuminato il tuo viso. Quello in cui, ho nascosto le mie lacrime, stringendo forte gli occhi e nascondendo il magone dietro alla mascherina. E poi, la campanella, il momento di entrare: di nuovo titubante, non voglio..
Io però un pochino ti conosco, dovevi solo vedere con i tuoi occhi e capire.
Il primo giorno di scuola, quello in cui all’uscita mi hai abbracciato dicendo: è stato divertente mamma!
Il anostro primo giorno di scuola, una nuova avventura. Insieme.