Insomma, io non so se andrà tutto bene o se tutto andrà bene, di sicuro voglio credere che ne usciremo prima o poi, (spero nel prima). Sta di fatto, che qui, siamo tutti insieme, non esiste regione, città, esiste Italia e Italiani tutti a spalare la stessa cacca (perdonatemi) ed è questo, che dovremmo fare, insieme. Liberarci di questo fottuto coronavirus, o La Tempesta come lo chiama Amalia.

Senza dimenticare mai, che là fuori dalle mura di casa nostra, ci sono uomini e donne che ogni giorno si spaccano il sedere per curare, assistere, con turni massacranti, in continua corsa con il tempo, che con dedizione, sacrificio e disperazione cercano di salvare vite. E insieme a loro, ci sono tante altre persone, tutte quelle persone che DEVONO lavorare: nei supermercati, nelle farmacie, in tutte quelle strutture che rimangono aperte, nonostante tutto.

Mio cugino, con la sua compagna e una collega

Bisogna essere consapevoli e grati, riconoscenti a queste stesse persone e l’unico modo che noi abbiamo di sostenerli, aiutarli, è quello di starcene a casa, di limitare qualsiasi movimento alle sole esigenze di lavoro e si sopravvivenza.

Non è una scelta, non lo era prima del discorso di Conte ieri sera, figuriamoci dopo averlo ascoltato, è un dovere. Un momento di storia che non si dimenticherà mai. E’ una guerra che dobbiamo vincere, ma non è che ci viene chiesto di prendere armi e andare a combattere. Ci viene chiesto di limitare la nostra vita sociale per un pò, di stare a casa. Perché è responsabilità di ognuno di noi, proteggere chi ci sta vicino.

Il sacrifico reale, non è stare a casa, ma lontano da chi ami

Una grandissima responsabilità che, insieme alle ovvie preoccupazioni che mi assalgono – economiche, lavorative, organizzative -, si unisce al sacrificio di dover proteggere chi più amo da lontano, senza abbracciarci l’uno con l’altro per confortarci: i miei genitori, mia sorella, i miei affetti più cari.

La difficoltà del dover star loro distante per un pò di tempo, ma basta il solo orribile pensiero di poter essere io stessa la causa del loro dolore, a raggelarmi e a darmi la forza. Anche se la notte mi sveglio improvvisamente, anche se poi, sto ore a guardare il soffitto e a pensare e a chiedermi: come ce la caveremo? La notte in questo non perdona, è tremenda, ti fa vedere tutto nero, senza troppe vie di uscita. poi, però arriva la mattina e insieme a lei tutto si rischiara. Chiamo mio padre e mia madre e come un mantra ripeto loro: non uscite ok? Che poi, l’indisciplinato è mio padre, diciamolo.

Nuovi modi di stare insieme

Guardo i miei figli, la mia gioia più grande, privati della loro normalità, degli amici di scuola, degli abbracci dei nonni, della zia.

Invece di giocare in classe con i propri compagni, si accontentano di una telefonata, o ancora meglio, di una videochiamata. Ringrazio la tecnologia, che in questi giorni, mi regala il suo lato più tenero, quello del poter mettere in contatto piccoli amici, che scoprono straniti e divertiti un nuovo modo di stare insieme, seppur lontani fisicamente.

In questi giorni ascolto divertita e con tenerezza, discorsi assurdi, a volte monologhi, interrotti da pause lunghissime o da manine che si salutano e mandano bacini; un quarto d’ora per elencare le nuove cose scoperte e accadute da quando si sono salutati l’ultima volta; di disegni inviati via whatsapp; di messaggi d’affetto dalle maestre, di solidarietà tra mamme.

E’ proprio in questi momenti, che si scoprono i legami, la mano tesa di chi ti vuole bene, le mancanze da colmare, la meraviglia della normalità.

Quella normalità che diventa straordinaria

Una normalità che ora mi sembra lontana anni luce, così come mia sorella che vive da sola, con il suo cane e mi ritrovo a maledire l’idea di essere venuta ad abitare in un altro quartiere, lontano da lei e dai miei genitori.

Le distanze diventano infinite, anche se alla fine, si tratta di una manciata di Km. I cuori invece, sono molto più vicini.

Le priorità cambiano, i ritmi rallentano. Tutto è fermo.

Accendi/Spegni il PC.

Un reset.

Attenzione, non una selezione naturale: un reset, un passo indietro forzato da cui ripartire con maggiore consapevolezza e coraggio.

MI MANCATE, TUTTI.

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