Da marzo non ho più un lavoro. Dal 31 marzo 2017 sono mamma a tempo pieno, lavoratrice in stand by. Sino a settembre. Cioè sino a domani. Secondo i piani infatti, da domani inizia l’ora X, aggiornare il CV e iniziare a cercare lavoro.

Part-Time 4/5 ore, la mattina.

Comprare un biglietto alla lotteria e vincere.

Suonano allo stesso modo vero?

Eppure da sognatrice cronica e incallita, ho visto e vedo ancora nella decisione presa qualche mese fa (forzata da una ristrutturazione interna della mia ex azienda), un’opportunità di ridisegnare me stessa, di trovare una professione che si adatti al mio ruolo di mamma e non, come stavo facendo, il contrario. Incastrare gli orari dei turni di un lavoro iniziato 10 anni prima, quando ancora avevo da finire gli studi, ero single e spensierata e fare un 18-24 era quasi un regalo, stava diventando un gran caos. Adesso infatti, con due figli e quasi marito, anche un 17-21 era un problema. In più, sarò onesta, era un lavoro iniziato come studentessa, della serie: “giusto il tempo di laurearmi” e invece, è diventato il lavoro di molti anni. A cui devo molto, come ho già detto più volte. Eppure, sempre a essere sincera, non era di certo il lavoro che avrei voluto fare per una vita.

Era il compromesso per arrivare all’obiettivo. Chiamiamolo così.

Ecco, quindi ora siamo qui. Con la speranza nel cuore di trovare la soluzione migliore. Per i bambini e per me. Alla ricerca di un altro compromesso per arrivare dove voglio.

Negli ultimi o anni, diverse volte si è denunciato il calo delle nascite. Non si fanno più figli.

Già, facciamoci delle domande, allora.

In linea di massima, che una donna diventi madre è naturale, anche se, purtroppo non sempre possibile. Con naturale, intendo che “la natura” ha scelto lei per mettere al mondo dei figli.  Allora, per chi ha il desiderio di diventare madre, ma ha anche la necessità o, il desiderio di realizzarsi professionalmente, le cose dovrebbero essere più semplici.

Se non continuassimo a fare figli, la nostra specie si estinguerebbe. Crescerli  educati, con valori quali la famiglia, il rispetto, il senso del dovere, il senso della lealtà, l’onestà, dovrebbe essere prioritario.

Bisogna fare più figli, certo, ma anche avere la possibilità di seguirli nelle loro tappe di crescita, di poterseli godere. Dovrebbero essere il cuore intorno a cui ruota tutto, mentre spesso, per forza di cose, si cerca di ritagliare un po’ di tempo anche per stare con loro.

Questa è evoluzione secondo voi?

Ah, i giovani d’oggi! I giovani d’oggi sono i bambini di ieri, così come i bambini di oggi, saranno i giovani di domani. Come si può crescerli bene se, per poter sbarcare il lunario, una mamma, ma anche il papà, sono costretti ad affidarli a terzi e a fare salti mortali per seguirli?

Lasciare che una donna faccia la mamma e possa, comunque, contribuire alle spese, all’economia di casa; lasciare insomma, che possa realizzarsi professionalmente, dovrebbe essere il valore aggiunto.

Pensate a quanto rende una mamma nelle condizioni stressanti e per niente tutelanti oggi e, immaginate cosa potrebbe fare in una condizione migliore.

Conquistare il mondo!

Perché non è vero che se sto dieci ore in ufficio, faccio un lavoro di qualità e a volte anche di quantità, migliore di chi ne sta cinque. La serenità, la motivazione. Queste sono le chiavi che aprono le porte giuste.

La prospettiva corretta, allora, quale è?

Essere una mamma lavoratrice e non una lavoratrice mamma.

C’è una grandissima differenza tra le due.

Cosa intendo? Intendo discorsi fatti e rifatti, triti e ritriti, quello di una società realmente incentrata sulla famiglia, di un mondo del lavoro fatto per le donne, che non le discrimini, che non le penalizzi perché “che noia si è presa ROL perché deve portare il figlio dal dottore!”, “eh ma quella è sempre in facoltativa”. Di un lavoro a misura di mamma e non il contrario. Si, mi lamento prima ancora di iniziare, perché so già che sarà difficile, ma forse, non impossibile. Una cosa ancora. Che brutto mondo, vorrei che fosse migliore. Quante volte sospirando ce lo diciamo? Ecco, si inizia dalle basi. Dalla famiglia, dalle mamme che possono accudire e crescere i loro figli, senza perdere il proprio valore di lavoratrici professioniste. Senza perderci la testa e la salute.

Alla fine, basterebbe davvero poco.

2 commenti

  1. In bocca al lupo! Io sono in una situazione molto simile alla tua e anch’io sogno un lavoro che mi permetta di poter accudire le mie figlie. Ma la ricerca è lunga e difficile. Forse per questo anch’io ho aperto un blog.. per riversare da qualche parte la voglia di fare, di studiare, di creare. Una valvola di sfogo che mi aiuta a non perdere me stessa.

    1. Grazie! Crepi!
      Anche per me il blog è la mia area di ossigeno, la mia valvola di sfogo. Ho sempre pensato di non essere un tipo creativo. Guardavo chi sapeva dipingere, cucire, creare con le proprie mani e pensavo di essere un caso di “incapacità creativa”.
      Diventare mamma mi ha cambiata e reso più consapevole di limiti e pregi. Scrivere! Ho sempre scritto molto, da quando ero bambina. Capisco quando dici del perché hai aperto il tuo blog. Per non perdere se stesse e per me, anche, per fare chiarezza nel mio caos interiore. Oggi è stata una giornata di prese di coscienza: ci siamo ora devo davvero mettermi in gioco. E fa paura.
      In bocca al lupo a te! E grazie di cuore per aver lasciato il tuo pensiero. Un abbraccio.

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