È quasi ora di pranzo e ti ritrovi a casa, sul divano, dopo aver trascorso una bella mattinata con un’amica e la tua piccola cozzetta al seguito. Ti lasci andare contenta tra i cuscini, ma poi qualcosa succede.
Ansia.
Si, una brutta signora di nome Ansia (non Asia, ANSIA), si siede lì con te. Chi l’ha invitata, pensi. Tu di certo no. Lei se ne frega dell’invito. Lei arriva quando vuole, o meglio ancora, quando noi lasciamo la porta aperta.
Senza rendemene troppo conto, in questi ultimi mesi poco alla volta, gliel’ho spalancata.
Così oggi si è seduta accanto a me, sempre più vicina, alla fine l’avevo in braccio, sta invadente.
Cosa ti allarghi?
Si allarga eccome, invece, al punto che diventa uno stato fisico vero e proprio.
Mi alzo dal divano.
Ho lasciato un lavoro, lo sapete, per stare con i miei figli e per provare a fare qualcosa per me, per loro.
Ah, ecco allora…
Sono all’inseguimento di un sogno che non è ancora chiaro. Qualche indizio lo trovo solo strada facendo, ma l’ansia sale (eccola) quando mi fermo o, peggio ancora, quando mi sembra di fare tanti piccoli passi indietro. Di aver già seminato un pochino, ma di frutti nemmeno l’ombra.
Dove sto andando? Cosa sto rincorrendo?
La sensazione spesso, che qualcosa sarà, che tutto andrà bene, quasi una certezza. Ho scritto quasi.
Ragiono sulle mie certezze. I miei punti cardinali:
Mi piace scrivere. Mi piace comunicare. Mi piace trasmettere energia e positività. Mi piace apprendere. Mi piace conoscere. Mi piace credere in quello che faccio.
Mi piace pensare a un lavoro che mi consenta di stare con i miei figli, di autogestirmi nei tempi, che non abbia bisogno di una sede fissa.
Mi piace pensare di farcela.
Con tutti questi “mi piace”, inseguo un progetto indefinito. Inseguo una lampadina che si accenda.
La concretezza di un sogno indefinito, quello che vorrei.
Del resto quanto tempo riesco a dedicare alla mia formazione? Agli approfondimenti. Quando ho il tempo di schiarirmi le idee lucidamente?
Quasi mai.
Ringrazio ogni santo giorno per quel “quasi mai”, a cui posso dare ben due bellissimi nomi: Mattia è Amalia.
Organizziamoci. Mi ripeto.
Poi le giornate vanno come vogliono loro, un susseguirsi di cose, persone e fatti di cui a volte mi sento in balia.
Una sensazione bellissima, quello del viviamo giorno per giorno, senza orari imposti, senza cartellino da timbrare. Oggi ci svegliamo e vediamo cosa fare.
C’è peró, o forse meglio dire ANCHE, un conto che scende più velocemente di quanto avevi calcolato e porca miseria, il dio denaro non si può ignorare.
Come non si può ignorare che oltre al ruolo di mamma, c’è la mia ambizione di donna e quella voce non bisogna mai metterla a tacere. Quella voce va ascoltata, perché l’amore per i figli è infinito, ma è anche vero e non succede nulla, se si mantiene l’amore per se stesse, per lo meno in buona parte. Perché poi, questi figli cresceranno e lo faranno, anzi lo stanno già facendo, alla velocità del suono.
E io donna, mi ritroveró a casa sola, mentre loro saranno a scuola o per il mondo. Li dovró fare i conti con quella voce, con quell’amor proprio che se non sapró ascoltare oggi, domani mi dirà: e adesso che si fa?
Il vuoto. Ansia.
Di nuovo.
Un pensiero del tutto lecito e del tutto normale. Anche io ho dovuto lasciare il mio lavoro in azienda e pensavo che non avrei saputo fare altro. Poi si è instillato il sogno.. lentamente per piccoli passi e piccoli tentativi, insieme al supporto di mio marito e dei miei amici, sono arrivati i primi piccoli successi e soprattutto l’ansia di potercela fare. Ci sono voluti anni, ma ora dopo 5 anni ho una pasticceria, e sto finalmente iniziando a pensare che ci so davvero fare. Ma è un pensiero che spaventa e mette ancora più ansia sul futuro. Insomma, sfruttala l’ansia, seguila perché anche se sembra il contrario, ti porta a farti domande e migliorarti, cercando la tua strada. Lascia scorrere il fiume dei sogni, e fai tesoro di ogni piccola occasione! In bocca al lupo cara! ♡