In questi giorni, mi trovo ad affrontare per la seconda volta, un momento molto delicato per qualsiasi mamma, un cambiamento grosso:

Il rientro al lavoro.

Che sia un rientro breve o duraturo, resta comunque un passaggio difficile, almeno per me è sempre stato cosi.
Dentro ci stanno tante variabili: L’età del bimbo, o dei bimbi, l’organizzazione (asilo, nonni, babysitter ecc) e, non ultimo, il tipo di lavoro che si riprende a svolgere.
Ci si augura sia sempre quello per cui si ha passione, insomma magari quello per cui si è studiato e sgobbato una vita, questo infatti, renderebbe un po’ meno doloroso il distacco.

Forse.

Quando invece, anche questa variabile va nel senso opposto, ecco che oltre al distacco c’è da fare i conti con una motivazione che viene a mancare. E lo stipendio serve, a maggior ragione ora che hai prole al seguito.
Comunque la si giri, secondo me, è un momento davvero delicato: Si è chiamati di nuovo a un grande cambiamento, riprendere la vita lavorativa come prima della gravidanza, avendo però, il cuore altrove. Non è cosa semplice.


A me, come dicevo, sta accadendo per la seconda volta. Difficile fare i conti con la chiusura di un momento “oasi” per la vita di una donna: Il congedo parentale. Per come sono fatta io, vi dico che subito dopo il parto, appena tornata a casa con Amalia di qualche giorno in braccio, ho buttato l’occhio sul calendario pensando, ecco ora è iniziato il count down e da allora, non era piú la lancetta biologica del prima dei figli a tormentarmi, ma quella che scandiva i giorni che mi separavano dal giorno X, come lo chiamo io.

Come mi sono preparata?

Coccolandomi per un mese intero prima del rientro. Con la scusa dei saldi, ho curato di piú il look comprandomi nuovi capi e anche qualche paio di scarpe. Ho cercato di organizzare nel modo migliore la sistemazione dei bimbi. Un grande passo verso un rientro sereno, è essere a nostra volta sereni mentre si affidano i propri figli a chi si prenderà cura di loro quando saremo al lavoro.
Nel mio caso materna per Matty, nonni e amica per Amalia.
Il mio è un lavoro part time, sono 4 ore, l’ideale per una mamma.
Snocciolando giorno dopo giorno sono arrivata a quello x.

Ora vi sembrerô infantile, ma anche questa volta, come la prima, mi sono fatta coraggio portando con me due giochini, una macchinina di Mattia e una bambolina di Amalia. Per ricordarmi che anche quando sto per essere sopraffatta dallo stress, dallo sconforto e dall’ansia, io devo sorridere e uscirne per loro.
Un oggetto transizionale per la mamma. Avete presente il famoso orsacchiotto o la copertina o la maglietta, insomma quell’oggetto da cui i nostri figli non si separano? Ecco Winnicott, si sempre lui, lo chiama oggetto transizionale e serve al bimbo per imparare a stare solo senza la sua mamma, tipicamente per addormentarsi. È un’area intermedia verso l’autonomia. Sono solo, ma in quell’oggetto sento la mamma, trovo sicurezza calore e amore.
Ecco anche io sopravvivo al rientro con i miei due oggetti transizionali. Li posiziono sulla mia scrivania,tra agenda, penne e quaderni. Loro sono lí, mi basta uno sguardo, anche solo per un secondo, per sentirmi meglio e pensare che presto, tornerò a quello che piú amo: I miei cuccioli.

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