Ogni volta che mi vengono mille paturnie, mi viene in mente cosa ci disse una mattina, durante la lezione di psicologia dinamica, un professore universitario:

“quando sarete mamme, fate le mamme e non le psicologhe”.

Frase che condivido pienamente, ma che trovo di difficile applicazione.

Sia ben inteso, da quel giorno sono passati parecchi anni prima che io diventassi mamma e psicologa alla fine non lo sono nemmeno diventata, ma sinceramente ,dimenticare quanto letto e riletto sui libri non mi è riuscito e meno male, perchè comunque è un percorso che rifarei altre mille volte, ma questo è un altro discorso.

Di sicuro, leggere di fase orale, anale, edipica/fallica, latente e altro ancora, per molti anni, non mi ha lasciata indifferente. Anzi.

In ogni cosa che faccio con i miei figli, specialmente quando riguardano i bisogni fondamentali, mi domando:

” quale danno o trauma psicologico sto procurando loro?”.

Su una cosa non ho dubbi: io mi mostro sempre per quella che sono.

Ma quando si parla di fasi importanti come quello dello spannolinamento (eeee che argomento trito e ritrito direte), ho proprio il campanello d’allarme che suona, lo sentite? Dinnnn dinnnn dinnn dinnn!!!

Ora, a molti sembrerà una fase banale: imparare e fare pipì e posò dove va fatto. Semplice.

Se riprendo in mano tutti i miei libri, o semplicemente digito fase anale su google, escono una miriade di informazioni. Le più semplici le ho trovate qui

Vi riporto alcuni tratti:

FASE ANALE. Dai due ai quattro anni di vita, il bambino impara a controllare la muscolatura sfinterica e, di conseguenza, ad utilizzare i servizi igienici per l’espulsione delle feci, senza avere più bisogno del pannolino. In questo periodo, il bambino trova piacere nel controllare la muscolatura dello sfintere anale e sente la necessità di controllare e disciplinare la propria richiesta di piacere. Lo svezzamento lascia sempre un segno nel carattere dell’individuo. Il tipo anale è ostile, tende all’isolamento affettivo, è avaro, diffidente etc.

Il bambino, dai due ai circa quatto anni di vita, impara a sviluppare la sua autostima e la sua autonomia. Le fissazioni provocate in questa fase, denominata: fissazioni anali, sono provocate principalmente dal modo in cui è stato imposto al bambino l’uso del vasino. Le feci rappresentano per il bambino il suo regalo per l’adulto, il primo elemento che sgorga da lui, la prima esperienza nella quale, oltre a ricevere, può anche produrre, dare. Se la gratificazione delle figure genitoriali sarà eccessiva il bambino tenderà a defecare in posti non opportuni e, crescendo, tenderà ad essere disorganizzato e testardo. Nel caso contrario tenderà a trattenere le feci a dispetto dell’educazione ricevuta e svilupperà una personalità particolarmente meticolosa, ostinata ed organizzata”.

Ciò che mi ha sempre colpito, è imparare che le feci, per questi trottolini, sono un regalo per l’adulto, in genere per la mamma.

Ancora più tenerezza, mi ha sempre fatto pensare che esse rappresentano il primo elemento che esce da loro, la loro prima volta nel poter dare oltre che ricevere.

A me sembra davvero tanto.

E guarda caso, da quando abbiamo tolto il pannolone a Matty (e siamo ancora lontani dall’averlo educato a farla dove socialmente si deve fare), quando si bagna e io lo sto lavando lui cosa mi dice? “Mamma la pancia è di Mattia”, “Mamma le gambe sono mie”.

Così su due piedi direi che questo indica due cose: la presa di coscienza di Sè e il fatto che c’è qualcosa di suo che esce dal corpo, pur rimanendo quest’ultimo suo.

E ancora una cosa, questa davvero più terra a terra, ma voi andreste in bagno con milioni di persone sorridenti che ti dicono dai! fai la pipì santa! Dai eeee hai fatto la popò!

Se ci mettiamo dal punto di vista dei nostri figli, come ci sentiamo.

Ora la mia è bel lungi lontano dal voler essere una lezione di psicologia, ma è proprio questo che voglio dire, mettiamoci nei panni dei nostri figli.

Vi dirò, infine, che quando leggo quanto sia importante rispettarlo in questo momento come individuo, di quanto sia importante farlo con serenità ed equilibrio per non incappare nelle “fissazioni anali” e beh io un po’ addosso me la faccio!

Per oggi passo e chiudo!

P.S. Amore Mio Santo, quando sarai grande e mi rileggerai, forse, ti metterai le mani nei capelli, lo so! Ti vedo già!

AGGIORNAMENTO DEL 18 APRILE 2017:

Per sapere come è andato il nostro spannolinamento leggi qui

1 commento

  1. Dici che non sei diventata psicologa ….laureata lo sei solo un esame ti divide da quello……..ma dentro di te lo sei e lo sei sempre stata ,hai tanta umanità e senso della “maternità” con pregi e difetti come tutte !Non esiste la mamma perfetta , e non dimenticarti che prima di tutto sei donna e questo è importante.
    Quello che posso dire che ce la metti tutta eccome …Matty è un bambino vivacissimo ma educato ….il resto arriverà ……..

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