Non c’è il due senza il tre, se poi, al terzo giro siamo tutti e quattro insieme, c’è ancora più gusto.

Dopo la mattina al mare di mercoledì, il pomeriggio in piscina di giovedì, è arrivato anche il sabato mattina al mare con papà.

Anche qui ci sono voluti quasi quarant’anni e soprattutto due figli, per riuscire a essere in spiaggia alle 7.30 del mattino. Scelta vincente, acqua meravigliosa, poca gente e quindi, asciugamani, sdraio e ombrellone (cavolo avrò il diritto di sfruttare le braccia di papà ogni tanto, no?) posizionati in riva al mare.

Insomma, sembra ci stia prendendo gusto, ad andare in spiaggia, finché dura!

Devo ringraziare i miei figli: loro sono la motivazione che continuamente mi spinge ad andare oltre i miei limiti.

Non è però, questo quello di cui voglio scrivere oggi è poi, non voglio diventare monotematica.

Scoprire il piacere di andare al mare in estate, non è che sia una cosa così originale. In pratica ho trovato l’acqua calda.

La gratitudine con cui affronto momenti come questo, invece, credo sia un gran bel punto di riflessione.

Essere grati per ciò che si ha, è essere ricchi in ogni istante.

Cosi guardare la mia famiglia giocare con l’acqua, il rumore delle onde e gli urletti di gioia, tutto brodo caldo, anzi coca cola fresca per un’anima assetata.

E, quando meno te l’aspetti, Improvvisamente, un’incontro per cui essere grati ancora una volta.

Una nonna di cinque nipoti. Una bella nonna, abbronzata e Mattia che spontaneamente le si siede accanto. Iniziano a parlare e giocare. Raccolgono piccole pietre e le mettono nei sacchetti.

Ci sono persone, anime elette, che hanno una capacità incredibile di entrare in relazione con i bambini. Le riconosci a un miglio di distanza, perché vedi proprio come i bambini gli si avvicinano e si aprono al dialogo. Puoi avere un bimbo che dice No a tutti, che si nasconda dietro le tue gambe quando un estraneo lo saluta, ma con certe persone no.

Li osservavo da poco lontano, Mattia e la signora, se la chiacchieravano di gusto, con una complicità incredibile.

Il fatto è che queste persone entrano in relazione con i bimbi in modo naturale e, soprattutto si elevano al livello del bimbo che hanno di fronte. Non fanno vocine, lallazioni, non lo trattano da “piccolino”. Si rivolgono a loro come persone e seguono il loro modo di essere e ragionare.

Li rispettano.

Come ti chiami?

Mattia!

Una risposta che non è riservata a tutti, solo a quelle persone che mettendosi in punta di piedi, riescono a raggiungere la logicità, la purezza, l’innocenza di un bimbo di tre anni.

C’è da esserne grati, anche perché io, per una buona mezz’ora, me ne sono stata beata a guardarli dalla sdraio!

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