Vi ho parlato molte volte dell’ansia che accompagna i miei giorni praticamente da quando sono nata. Vi ho svelato le mie paure, le mie emozioni. Oggi, vi voglio parlare invece, di quelle che io definisco, generalizzando, “zona di Comfort”, ma che di fatto più che una zona vera e proprio, sono un piatto che mi cucino, una canzone che ascolto in loop in alcuni momenti, un film che ho visto milioni di volte e che continuo a riguardare…

La mia “zona di Comfort” è quindi, tante cose, ma ne rappresenta solo una: il mio modo di confortarmi quando mi sento persa, quando la bambina in me, avrebbe bisogno di correre da mamma e papà a farsi abbracciare e rassicurare.

Ho reso l’idea?

Ci pensavo l’altra sera, dopo una giornata particolarmente difficile, in cui mi sono ritrovata a cucinare con le canzoni di Frank Sinatra a tutto volume per la casa. La sua voce mi calma, mi rilassa, mi rasserena.

immagine presa da https://www.lacasainordine.it/2018/06/steel-cucina-come-in-una-serie-tv/

Con quella colonna sonora, mi immagino vivere in un film, di quelli ambientati a New York, in quelle belle case, calde, con la finestra che si apre scorrendola dal basso verso l’alto e le scale anti incendio a portata di mano. Un angolo con una poltrona colorata, i suoi toni caldi, la coperta appoggiata su di essa, una bella lampada accesa lì di fianco. Immagino la cucina, una cucina meravigliosa, grande. Ed eccomi approdata in una delle mie zone di confort più accoglienti. Il mio cuore rallenta i suoi battiti, inizio muovermi più lentamente e ad assaporare il momento.

Fuga dalla realtà? Forse, ma funziona

Dicevo che la mia zona di comfort non è unica, ne ho diverse. Per esempio, per rimanere in tema, guardare quelle meravigliose commedie rosa americane anni 50/60: Doris Day, Cary Grant, Rock Houtson e molti altri ancora. Il loro potere calmante è decisamente potente. Così come cucinarmi la minestrina in brodo e affogarci dentro un bel formaggino Bel Paese. L’unica volta in cui ha avuto l’effetto opposto ero incinta di Mattia, ma non lo sapevo ancora. Dicesi nausee gravidiche inconsapevoli.

Potrei dirvi, in sintesi, che la zona di comfort è tutto ciò che in qualche modo ti riporta a un momento felice della tua vita, soprattutto che ricrea quel senso di sicurezza, serenità e protezione, che solo da bambini si può provare.

Così in questi giorni ne parlavo anche con mia sorella, chi meglio di lei conosce la bambina che ero? Ci siamo ritrovate a raccontarci momenti della nostra infanzia, alcuni vissuti in modo analago, altri con, come è ovvio che sia, prospettive decisamente diverse, ma sempre con un punto comune. Alcune cose che facevamo da piccole, si sono trasformate nell’età adulta nelle nostre zone di confort. I pomeriggi del rientro da scuola, quando la mamma in cucina ci preparava la merenda, che poi, divoravamo guardando bim bum bam. La routine, si dice che per i bambini sia fondamentale e devo dire, che ne comprendo appieno il valore proprio in questo momento, mentre vi sto raccontando tutto questo. Le colazioni al mattino prima di andare a scuola, ecco un altro momento che ho mantenuto come zona di comfort da adulta: nulla come il profumo del caffè sul fuoco al mattino, il vociare di tutti noi intorno al tavolo, calma il mio cuore, riportandomi alle colazioni con mio papà (era lui che ci portava a scuola prima di recarsi al lavoro).

Credo di potermi ritenere molto fortunata, a questo punto, di poter custodire dentro il mio cuore ricordi, sensazioni, emozioni, interiorizzati come il mio porto sicuro. Fortunata di poter ancora sentire quanto sia potente e rassicurante, il bacino della mamma sulle ginocchia sbucciate.

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