Una settimana strana questa che sta finendo. Iniziata con una risonanza alla testa per via di una brutta botta che ho preso domenica sera: istinto materno finito secco contro una sbarra di ferro. Meravigliosamente terrificante. Me la sono vista non troppo bene, fortuna che a parte l’essere stordita dalla nascita, me la sono cavata con una piccola ferita e un bernoccolo sulla fronte abbastanza evidente. Ko per alcuni giorni tanto riposo e niente, sono tornata come nuova, più o meno.
Settimana strana questa, dove dopo tanto tempo, posso dire di aver vissuto momenti sereni, come ieri prima di cena al parco, noi quattro, una bici nuova per Matty, un monopattino nuovo per Ami. Giro giro tondo.. per due ore, fino all’imbrunire, il cielo blu blu, la città, il mare laggiù in fondo come panorama.

Noi. Semplicemente noi. Spesso basta questo: viverci in quel l’esatto momento, senza pensare a un prima, senza pensare a un dopo.


Settimana strana questa, quella in cui ho scoperto le playlist di Spotify, quelle che scegli in base al Mood, a quello che fai, insomma che ti creano lo stato d’animo che ti serve a seconda del momento.
Così poi, finisce che ti ritrovi con la finestra spalancata davanti a un muro, i piedi sul davanzale, l’aria in viso e gli AirPods nelle orecchie. Apri word e incominci a digitare sulla tastiera i tuoi pensieri sparsi, facendoli danzare dentro di te.


Settimana strana questa, ho anche visto un film, di quelli che trovi per caso su Sky cinema, non siamo nemmeno abbonati a quel pacchetto, ma per la pandemia Sky ci regala qualche settimana di visione gratis. Motherhood, il nome del film, intendo. Con Uma Thurman, fantastica io la amo.
Inutile che vi dica di cosa parli, ma avete presente quando iniziate un film per caso e poi, dentro vi vi ritrovate in pieno? Mamma, due bimbi piccoli, un casino continuo nel rincorrere le lancette, scrive pure, ha un blog! A un certo punto, si carica sulla schiena il bimbo più piccolo. Ti rivedi in una giornata tra le mille che vivi da, beh nel mio caso sei anni, quelle in cui cerchi di stare dietro a tutto, ma tutto ti rema contro, dove cerchi di farci stare dentro ogni cosa, soprattutto il tuo essere una mamma amorevole, attenta, presente, dedita so figli, ma anche te stessa, come donna, che in realtà, è parecchio frustrata, ingabbiata, stanca, sola, con l’acqua alla gola.

In conflitto perenne tra il seguire te stessa e dedicarti anima e corpo ai tuoi figli.

Nella speranza che qualcuno ti veda. Ti veda davvero. Anche se tu non ti senti più sexy, sensuale, bella. Anche se tu alla fine, per assurdo, ti ritrovi nello sguardo di un estraneo (la protagonista del film), l’unico che in quella giornata di merda ti vede non solo mamma, ma donna.

L’eterno conflitto

L’eterno conflitto, chissà perché se una mamma decide di dedicare un po del suo tempo a se stessa, al lavoro, si deve sentire una cattiva mamma. Chissà perché mette subito in dubbio quello che sta facendo.
Io trovo invece, che sia giusto coltivare anche se stesse, mentre si crescono i figli. Il risultato migliore che come genitore possiamo sperare, infatti, è che i nostri figli lascino il nido sicuri di loro, ma questo significa anche che quel nido vuoto, se non avevamo altro che loro, diventa una voragine dentro cui rischiamo di sparire.
No, è un rischio che non posso correre, mi spiace. Perché poi, mi aggrapperei alla vita dei miei figli, per riempire la mia.
Così, anche se il prezzo da pagare oggi, è quello di pensare di non essere abbastanza per loro, è decisamente meglio che quello che farei pagare a loro essendo una madre ingombrante perché frustrata.
Solo, non è per niente facile.
Ma non impossibile.

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