Le mie vacanze sono giunte al giorno X, quello del si torna a casa.

Quelle dei bimbi e di Simo dureranno ancora una settimana, qui in campagna.

Sulla disperazione che mi prende al pensiero di non vederli per così tanto, vi ho già detto. E tra l’altro visto che stamattina mi sono svegliata già con le lacrime agli occhi, ho iniziato a pensare ad altri mille motivi per cui una madre può essere separata dai propri figli e nessuna era bella come quella di lasciarli in vacanza con la zia, i nonni e il loro papà.

Quindi, Fede, ma che ti disperi??

Ve lo dico: io non mi sopporto più. In questo mio modo di essere un fiume in piena, di romanzare ogni momento della mia vita, di assorbire le emozioni altrui, di continuare a vivere cazziando ogni mio momento di down, terrorizzandomi al pensiero che di sicuro c’è di peggio.

E basta!

Me ne batto o belin in sci schêuggi!

Oh! Ecco dove voglio arrivare!

“Me ne batto i belin in tu scoggi di quarto”.

È (per me) un bellissimo detto genovese. Me lo ha insegnato Simone e dalla prima volta che l’ho sentito, rido sempre quando me lo dice.

Me ne batto o belin in sci schêuggi!

Dovrebbe essere una filosofia di vita. Per lo meno, in parte, la mia filosofia di vita. Che così, forse, risparmierei due lacrime, ogni tanto.

Della serie qualunque cosa accada io me ne frego.

E in effetti, a essere sincera, qualcuno che funziona così, almeno apparentemente, lo conosco.

Dovrò metterlo a sotto stretta osservazione per cercare di capire come si fa.

Me ne batto o belin in sci schêuggi!

Un mantra, un calmate, un ansiolitico potente.

Se riesci a farlo davvero tuo.

Forse dovrei farmici un tatuaggio.

Emotiva cronica dalla nascita

È che se non nasci così, è assai difficile diventarlo.

Eppure, quanta energia spreco a cercare di demolire i castelli in aria che continuamente mi faccio.

Quanta fatica a vivere come una grande spugna che assorbe tutto.

Io ho tirato in ballo la spugna, se volessi essere più forbita, se volessi ostentare quella laurea in psicologia che fa da tappeto alla mia psiche, potrei anche sfoderarvi il termine: che fatica l’empatia.

Quanto cazzo è difficile vivere così?

Non guardo film tristi, perché sennò piango per giorni interi, non guardo più i telegiornali, il dolore è troppo forte dinnanzi a certe notizie e l’esclamazione piena di paura e sempre la stessa; mamma mia se fosse successo a me!

Pensate un po’, se invece ogni volta potessi dirmi serenamente: me na batto u belin…se il mondo crolla io mi sposto più in là (non è anche una frase di una canzone di Levante?).

Certo.

Come no.

E invece no.

Preferisco romanzare ogni attimo della mia vita, per vivermelo con quell’intensità che sfianca, stanca, sfinisce.

Niente, non ne esco.

È che da una parte è una dote essere così sensibili, così sempre pronti a mettersi nei panni degli altri per non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te. In parte dicesi anche: PARANOIA.

Dall’altra è una gabbia infernale, perché delle volte, comunque la giro per poter sopravvivere, non ci sono storie: bisogna battersene o belin in sci schêuggi!

Allora, ripetiamo tutti insieme:

Me ne batto o belin in sci schêuggi!

P.s. Posso dire però, che i miei figli mi mancheranno un sacco in questa settimana?

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