Chissà perché crescendo ci dimentichiamo della semplicità dell’essere bambini. Sopratutto della semplicità con cui si vedono le cose quando si è piccoli.

Che attenzione semplice, in questo caso, non vuol dire privo di sostanza.

Direi invece, che ha esattamente il significato opposto.

Noi adulti complichiamo tutto, perché dentro a tutto ci mettiamo un sacco di se, ma se poi, forse, eppure, non so, ma perché….mumble mumble.

Mille strati di pensieri, parole, ansie, paure, su un’emozione che nasce pulita, istintiva. Su un pensiero che potrebbe essere lineare. Una linea che va da un punto A a un punto B. Dritta.

Ci arrovelliamo così tanto il cervello che poi, alla fine, ci dimentichiamo pure del perché siamo finiti li, a fare congetture su chissà cosa, su chissà che.

Che Essere bambini sia facile, chi lo dice?

Non lo è per niente proprio perché questi adulti, spesso, troppo spesso, si dimenticano di essere stati bambini. E come si fa a farsi capire?

Che magari tu sei lì, che pensi che ti piacerebbe tanto che il cielo fosse rosso, e hai quell’espressione assorta e perplessa perché ti chiedi come mai invece il cielo è azzurro. Poi, arriva la mamma: stai bene, amore? Cosa succede? Sei triste? Sei… sei…Io non sono niente, mamma. Semplicemente osservavo il mondo e mi chiedevo alcune cose..

No, cresciamo e la vita e le regole sociali, ci complicano di brutto

Così ci stupiamo di vedere un bimbo vestito da spiderman, quando carnevale è ormai lontano.

Ci stupiamo di un bambino che corre a salutare l’autista del bus, solo per dirgli grazie del viaggio, come se avesse fatto appena un giro su un missile spaziale: direzione luna!

Cresciamo e perdiamo quella prospettiva che mostra le cose per come sono davvero, senza se, senza ma.

Cresciamo e ci perdiamo.

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