Vorrei raccontarvi la storia di Ralph Spaccatutto, ma credo sia la decima volta che provo a scrivere questo post e non riesco. Non riesco perché alla fine, scrivo troppo e lascio poco spazio alle cose che in realtà, con questo post, vorrei dirvi.

Niente, la trama ve la leggete qui, perché ciò di cui vi voglio parlare è il perché questo film sia da vedere. Io lo scopro solo ora, è uscito nel 2012 e dopo averlo visto innumerevoli volte, – siamo in pieno loop familiare -, ho anche scoperto che a breve uscirà il 2: “Ralph Spacca Internet”.

Allora, ve lo dico: se non lo avete ancora fatto guardatelo.

Guardatelo se come me, siete dei piccoli grandi Nerd inside, amanti dei videogiochi arcade anni 80. Ci troverete una marea di irresistibili riferimenti: Pac Man, Strret Fighter, Sonic the Hedgehog, Bowser, il feroce re dei Koopa nella saga di Super Mario e molti altri.

Guardatelo per la prospettiva da cui viene raccontato il mondo virtuale.

Tutto si svolge in una sala giochi, in una prospettiva narrativa che riguarda i protagonisti dei videogiochi stessi, prospettiva che porta lo spettatore dietro a quello schermo, dove la notte, quando la sala giochi è chiusa c’è un viavai di personaggi che si spostano da un gioco all’altro passando per la spina della corrente.

Guardatelo perché è una storia di amicizia, ma anche di autostima.

Ora vi spiego perché.

Sei cattivo! Sei buono! Bravo!

Ecco: nella mia esperienza di genitore ho letto diversi libri in cui in sintesi ho capito che bisogna stare molto attenti alle parole che si usano con i nostri figli.

Che novità, eh!

Si parla di amore incondizionato, il mi piaci, ti amo così come sei, attraverso cui i nostri figli strutturano in parte, la loro autostima.

Si può fare una cosa cattiva, senza però essere cattivi.

Si può sbagliare, senza però essere sbagliati.

Allora possiamo dire che anche Ralph Spaccatutto, nel suo videogioco, fa il cattivo, perché come dice il suo nome, lui Spaccatutto. Il buono, invece, lo fa Felix Aggiustutto e siccome è tale, vince le medaglie, è amato, vive in un bel appartamento. Ralph no, lui ha come casa una discarica, nessun amico, nessuna medaglia.

È in questa confusione di termini che si basa il film: tra l’essere cattivo o fare il cattivo. Che non è esattamente la stessa cosa, no?

Ogni volta che lo guardo, non posso fare a meno di pensarci: di come spesso, anche a noi adulti, le etichette che ci appioppano gli altri, non ci piacciano, ci facciano sentire a disagio.

Anche Ralph è stufo di essere il cattivo, si sente solo, vuole degli amici e crede, che per meritarseli debba vincere una medaglia, proprio come Felix. Lui va anche alle riunioni dei cattivi anonimi, perché non vuole più essere considerato il cattivo. Per questo deve vincere a tutti i costi una medaglia.

Questa medaglia allora, la trova, ma la perde subito dopo e Ralph, per cercare di riprendersela, si mette nei guai.

Come si dice, però, non tutto il male viene per nuocere e l’incontro con Vanellope Von Schweetz, nel videogioco Sugar Rush in cui è finito accidentalmente, ne è la dimostrazione.

Vanellope è una bimba sola, emarginata, non può partecipare alle gare di kart con tutti gli altri protagonisti del suo videogioco perché non è perfetta, è creduta un glitch, ossia un errore di codice.

Questi due personaggi, così diversi a vedersi, lui enorme e lei piccina, sono in realtà più simili di quanto si pensi, accomunati da questa loro solitudine, da questa loro emarginazione. Dopo un primo momento di scontro, così, i due fanno amicizia e decidono di aiutarsi a vicenda.

Anche se a un certo punto, Ralph, ingannato e credendo di fare il bene della bimba, in qualche modo la tradisce. 

Non appena si accorge dell’errore commesso, però, non appena si rende conto che la vita di Vanellope è in pericolo, non ci pensa un attimo a voler sacrificare la sua.

Alla fine tutto finisce bene, (la trama ve l’ho già detto, non ve la scrivo), ma il messaggio che questo cartone grida a gran voce scena dopo scena, secondo me, è che l’amore, l’amicizia non si guadagna facendo i bravi o i cattivi, non si quantifica in base alle medaglie vinte e alle punizioni inflitte.

Essere come si è ed essere amati per questo

Vedere il bello che c’è in ognuno di noi, attraverso l’amore che gli altri ci donano.

Per me, questo un più che valido motivo per vedere e rivedere all’infinito questo film.

La scena finale non ve la svelo, ma in quelle parole che questo grande omone dice, guardando la sua nuova amica Vanellope, sono il messaggio più bello che racchiude tutto il senso di questo film.

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