Quando siamo bambine, fare la mamma è un gioco da ragazze.

Ah! La nostra bambola bellissima.

La pettiniamo e lei sta lì, ferma, e sorride.

La vestiamo e lei sta lì, sempre sorridente, contenta di indossare qualsiasi vestito decidiamo di metterle.

È sempre pronta a venire con noi, ovunque vogliamo.

Mai un No, un non voglio, un non mi piace.

Ci lascia cucinare prelibatezze in pace senza arrampicarsi sui fornelli, ci lascia correre a fare la pipì senza seguirci.

Ci lascia il tempo per distrarci e farci i fatti nostri: guardare i cartoni alla TV, giocare con altri giocatoli.

Se piange, basta metterle il ciuccio in bocca, per farla dormire, basta sdraiarla e, sempre con il sorriso, chiuderà gli occhi.

Quando siamo bambine, ci immaginiamo mamme e siamo le migliori mamme

Poi cresciamo e diventiamo “realmente mamme” e, anche se nessuno ce lo ha mai detto esplicitamente, sappiamo che non si tratta di un nuovo modello di cicciobello 2.0, quello che teniamo tra le braccia.

In ogni caso un tentativo si fa, non sia mai che basta metterlo giù e chiudendo gli occhi si addormenti beato.

Avete provato e non funziona vero?

Nemmeno con me ha funzionato.

Perfetto.

Diventiamo mamme e di certo, non sempre ci sentiamo le migliori del mondo.

Perché, anche se siamo preparate, anche se sappiamo che non sarà come gestire una bambola, anche se ringraziamo il cielo per questo, ci sarà una piccola parte di noi che non sarà pronta.

A cosa? Beh, lo sapete a tante cose.

Ci chiederemo spesso per esempio, perché non esista un tasto On/Off quando la nostra 2.0 si rotolerà per terra in mezzo al supermercato. Oppure quando, la mattina prima di iniziare la maratona di NY (casa asilo lavoro asilo spesa casa), nostra figlia si metterà a piangere disperata perché L’outfit del giorno, quello che tu mamma amorevole hai scelto per lei, a lei non piacerà affatto. Non ha ancora l’uso della parola o, per lo meno, non siamo ancora al livello avanzato, eppure ti metterà su una grana per quei jeans lunghi che le impediscono di ammirare le sue scarpine, che nemmeno te lo immagini. E penserai, ma come è possibile? A me piacciono le borse!

Diventiamo mamme e non di una bambola, quindi le istruzioni, il manuale d’uso, non ci sono nella confezione, o, forse, ce le dimentichiamo sempre nella pancia.

Bisogna improvvisare

Meno male. Alla lunga uno che ti fissa sorridente e a cui va tutto bene, stanca.

Ma a essere proprio onesti, anche uno a cui non va mai bene niente, sfianca.

La macchinina no, quella rossa no. Le farfalline al sugo no, voglio gli spaghettiiiiiii.

No, no, no, a letto non ci vado, voglio vedere la TV.

Un continuo braccio di ferro, una trattativa dietro l’altra, perché è anche così che si cresce.

I nostri figli hanno bisogno della fase oppositiva che, a me, sembra tanto una fase adolescenziale precoce.

C’è tutto questo, è vero, ma come non siamo preparate a volte, a queste “crisi”, in altre rimaniamo spiazzate nel sentire gli occhi lucidi e il cuore colmo di amore. Anche a questo non si è preparate.

Perché loro, i nostri figli, a differenza di una bambola, sanno colpire dritto al nostro cuore. Sono quelli che dopo aver allagato mezzo bagno, mentre tu stai per esplodere o implodere (devi ancora decidere), ti guardano con quegli occhioni dicendo:” cusa mamma… sei arrabbiata mamma?”.

Ecco.

Essere mamma non è come giocare con le bambole. E meno male.

(Questo post, lo avevo scritto per Mamme Senza Etichetta. Purtroppo, questo sito è stato chiuso qualche mese fa, così ho deciso di ripubblicarlo qui).

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