Appena possibile, quello che più mi piace fare con i miei bambini, è passeggiare tutti insieme, mano nella mano per le strade del nostro quartiere. Con calma, senza il tic tac delle lancette che ci inseguono nei giorni di caos.

Ogni tanto, dove è possibile farlo, li lascio camminare davanti a me, liberi, “come i grandi”.

È bellissimo dar loro fiducia, mettendo prima, però, delle regole precise.

Quest’ultime sono importantissime, perché così, possono sperimentare la loro autonomia, ma senza correre rischi.

Una imprescindibile? Quando la mamma grida STOP, voi vi fermate subito.

L’educazione civica inizia dai primi anni, dai primi passi nel mondo

L’educazione civica inizia già da qui, dai primi anni, dai primi passi nel mondo. Ecco perché, per esempio, quando troviamo le macchine parcheggiate sul marciapiedi, in modo così incivile che ci costringono a scendere sulla strada, mostro ai miei figli il mio disappunto e soprattutto, spiego loro perché non si debba fare.

Queste cose, che spesso si danno per scontate perché dettate dal buon senso, non lo sono affatto ed è fondamentale, impararle già da piccoli, anche se la patente e i parcheggi sono lontani anni luce. Perché poi, dopo si fa meno fatica. Dopo si, che diventano stupendamente scontate.

Per questo, spiego continuamente ai miei figli, che quelle macchine, messe per traverso, o troppo vicine al muro, impediscono il passaggio e questo, non va bene. Perché scendere in mezzo alla strada, dove le macchine sfrecciano velocissime, è molto pericoloso.

Un’altra cosa che, spesso, intralcia le nostre camminate, – ma non credo solo le nostre -, sono “i bisogni” dei cani, lasciati per strada: “mamma che schifo! Brutto cane!”. Mettiamo i puntini sulle i: “No, non è il cane brutto e schifo non si dice. Il padrone del cane, invece, non è stato educato”.

Con questi esempi di inciviltà e mancanza di educazione, potrei andare avanti all’infinito.

Il punto è che, l’educazione civica, per avere in futuro generazioni civili ed educate, inizia da qui, da questi cuccioli d’uomo a cui bisogna insegnare il rispetto per il prossimo. Perché alla fine, è questa la base di partenza.

Imparare il codice stradale, giocando

Durante le nostre passeggiate, noi impariamo anche a riconoscere la segnaletica stradale. Tutto sotto forma di gioco, è ovvio, ma non smetto mai di sottolineare l’importanza che ha il codice stradale. Mattia, che ama tutto ciò che ha quattro ruote a fa brum brum, mi chiede frequentemente di spiegargli il significato dei segnali stradali, il perché ci sia quel cartello piuttosto che l’altro. Il nostro gioco è quello di osservare chi li rispetta o meno. Avete presente le righe bianche che segnalano di rallentare? Ecco l’altra mattina, Mattia era indignato perché alla fine, non rallentava mai quasi nessuno.

Si attraversa la strada solo sulle strisce, spiegava oggi mio figlio a sua sorella. E io mi sono sentita fiera. Perché vuol dire, che a suon di ripeterglielo a suon di mostrarglielo, lui lo ha imparato. Ringraziare chi ci lascia il passo, per il bellissimo fatto che è stato gentile con noi.

Forse sono esagerata, ma quando qualcuno si ferma per farci attraversare e aspetta pazientemente che con i miei figli raggiungiamo il marciapiede opposto, io ringrazio sempre.

Non si butta la carta per terra.

Per far capire loro l’importanza di gettare i rifiuti nei cestini, mostro loro quanto sia brutto vedere per strada pezzi di carta, bottiglie e altro ancora.

Sono tutte banalità, lo so, ma forse nemmeno così tanto, visto che il mondo in cui viviamo è pieno di rifiuti gettati qua e là.

Leggendo questo post, potreste pensare che sono una mamma noiosa e fissata, ma non è così.

Credo, invece, che l’educazione sia fondamentale per avere un domani, uomini educati e quindi, faccio il possibile.

Come le famose paroline magiche: grazie, permesso, buona sera, per favore e via dicendo. Il condizionale, al posto del voglio.

Senza di quelle, in casa nostra, non si ottiene nulla.

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