È tutto un equilibrio sopra la follia, dice una canzone famosissima. E dice il vero.

Equilibrio: fosse facile mantenerlo.

Come madri, incredibilmente difficile, ma questa volta vi dico soprattutto, come donna. Non è per niente semplice anche così.

È la nostra specialità avere mille cose da fare, mille ruoli da ricoprire: madri, mogli, lavoratrici e via dicendo.

Si dice che una donna sia multitasking. Ma a che prezzo? Quante energie impieghiamo?

Equilibrio, dicevo. Mantenere l’equilibrio nonostante tutto.

Allora devi essere madre amorevole, senza però, dimenticare di essere una moglie presente, passionale e attenta. Senza però, dimenticare te stessa.

Ecco. Questa volta ragiono su questo: donna e moglie con prole.

Quante volte arriviamo a fine giornata stremate. Riordiniamo la cucina, mettiamo a letto i nostri figli (non sempre all’orario sperato, spesso crolliamo con loro) e poi, andiamo in sala alla ricerca di divano e copertina. Alla ricerca di un abbraccio, qualche coccola e magari, due chiacchiere.

Una volta chiarito a se stesse che oltre che madri si è ancora donne, bisogna ricordarlo al nostro compagno/marito che sia.

Si, perché non sempre, un po’ per colpa nostra, un pó per colpa loro, un pó per colpa dei ritmi frenetici e stancanti a cui siamo sottoposte, loro, i nostri uomini, se lo ricordano.

Spesso alla sera, mentre tutti dormono, vorremmo solo farci i fatti nostri, da sole in silenzio. Ossigeno. Ci serve ossigeno. Poi, peró, guardiamo il padre dei nostri figli, anche lui ha avuto una giornata lunga, anche lui ha bisogno di attenzione, spazio. Perché hai promesso a te stessa che avresti fatto del tuo meglio per continuare a essere coppia, anche dopo la maternità.

Già, lo avevi detto, ma non sapevi quanto sarebbe stato difficile. E soprattutto che l’impegno deve essere reciproco.

Hai passato i nove mesi di trasformazione, dove il tuo centro è stato veder crescere il pancione e le tette (si diciamolo, le tette). Hai partorito e subito dopo, il tuo corpo ti ha spaventato. Per la pancina che sembrava un sacchetto vuoto, per i kg rimasti, per ancora “quel fisico così diverso da come me lo ricordavo prima della gravidanza”.

Il “non sarò mai più come prima”. E certo che non lo sarai.

C’è chi deve prendere le misure con questo dato di fatto, chi cerca di ritornare in forma, chi se ne frega.

Hai attraversato la fase: chi ha tempo di pensare a sè?

Tinta da fare che, meno male che è stato inventato lo shatush così almeno puoi provare a spacciarti la ricrescita come voluta, chi ha il ciuffo alla Crudelia Demon, ma se ne infischia perché tanto non ha tempo.

Quella fase in cui te ne freghi del mondo, perché tanto tu il mondo ce l’hai tra le tue braccia: piange, rigurgita, dorme e mangia quando vuole e richiede la tua totale dedizione.

Non interessa altro: per amore materno, per sopravvivenza, perché di fatto i primi mesi non ci capisci molto. Maledizione pensi! Con le bambole era più semplice: ciuccio in bocca smette di piangere, la sdraio occhi chiusi.

Dopo un po’ di mesi, comunque inizi a vedere la luce e ritorni a vedere te stessa.

Vai dal parrucchiere, ti compri qualche vestito nuovo. Perché magari devi ritornare al lavoro, o perché hai amor proprio e, guardandoti una mattina allo specchio decidi che è il momento della svolta. Magari perché camminando per strada, qualcuno ti ha fatto un complimento.

Allora inizi a mettere via i pantaloni della tuta, le felpe, le scarpe da ginnastica.

Riguardi il tuo compagno e speri che anche lui lo noti.

Nella mia esperienza di mamma, ho capito che alla fine, indipendentemente dal tempo che ci metti, in realtà s’intende a recuperare in parte quella parte di noi che ci apparteneva prima di essere mamma: io ho sempre amato vestirmi, curarmi, non andavo in palestra prima e non vado ora, ma quella parte di me è tornata.



Ora sono in un’altra fase ancora: quella che osserva la coppia. Siamo genitori, in questo una squadra. Complementari nei ruoli anche a volte, in disaccordo, ma serve anche questo.

Oltre a genitori siamo una coppia. Lo eravamo prima e lo siamo anche oggi.

Siccome non mi serviva uno a caso con cui fare figli, ma un padre per loro e un compagno di vita con cui crescerli, allora guardo il nostro rapporto.

E sono cavoli amari.

Poco tempo per noi e anche quando magari ci sono due minuti, a volte si asseconda più il proprio egoismo di farsi i fatti propri (leggere, tv e altro ancora). Stanchezza incredibile: quante sere crollati sul divano in tempo zero?

La spensieratezza è un’oasi lontana.

Facciamo delle litigate che mai prima di essere genitori.

C’è quella sera in cui tu ti senti Jessica Rabbit e lui, russa sul divano. C’è quella sera in cui lui si sente Rocco e tu, in vestaglia rosa con le renne, crolli esausta.

C’è quel giorno in cui vorresti essere trattata da principessa, corteggiata, mentre lui invece, pensa che non ci sia più tempo per queste cose, che aver fatto due figli con te, sia la più grande dichiarazione d’amore. E in parte è vero.

C’è quella sera che lui si scazza di vederti sempre con una attaccata alla tetta, con l’altro spalmato addosso, tutti e quattro in un minuscolo letto alla francese.

Ognuno di noi vuole il proprio spazio, ognuno di noi vuole il proprio momento.

Tempo. È il tempo per noi che è troppo poco e in quel poco ci vogliamo far stare tutto. Non sempre ci si riesce, a volte si sceglie se stessi, a volte il partner.

Uomo e donna. Padre e madre. Coppia e Genitori.

L’importante è non perdersi di vista.

L’equilibrio. Quanto è difficile.

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