Si fa presto a dire: “andiamo in vacanza”, se con essa si intende andiamo in vacanza nellanostra casa in campagna, nella nostra casa al mare, nella nostra casa in montagna.

Si sì vacanza, che termine dal suono soave, rilassante.

Vacanza.

Un concetto che, quando riguarda le suddette casistiche, va un attimo rivisitato. Facciamo che sarebbe meglio chiamarle “cambio d’aria”, o se vogliamo, anche “farsi il culo come al solito, ma in una location diversa”.

In alcuni casi, anche “passare al livello avanzato del farsi il culo, ma con un paesaggio diverso”.
L’estate è nel suo pieno, siamo a fine luglio. C’è chi ha già fatto le ferie, chi le sta facendo e chi le farà a breve. Nel mezzo, se si può e si ha la possibilità della seconda casa, i week end fuori porta. Quelli che quando hai dei figlii piccoli o per lo meno, non in piena tempesta ormonale, pensi siano da fare assolutamente per il loro bene: stanno all’aria aperta, in mezzo alla natura, lontano da TV, tablet e quant’altro e poi si sa, L’aria di mare fa bene, l’aria di montagna anche meglio, la campagna quella via di mezzo ideale.



Dove andate di bello questo fine settimana?

In campagna!

Ah brava, così VI rilassate un po’.

VI rilassate.
Non ho mai capito se questo plurale, includesse pure la mamma, oppure fosse solo una menzogna “di cortesia”, di quelle dette perché è educato dire così.

Ora forse, i miei figli si divertono un sacco, forse è anche vero che l’aria la cambiamo tutti, forse è anche vero che, il papà riuscirà a farsi un bel giro in bici o a dedicarsi al bricolage o che ne so.

La mamma no.

 

Definiamo allora, il concetto di relax: servita e riverita, senza dover pensare a colazione, merende, pranzi e cene, riordinare, pulire, rifare il letto, lavatrici, stendere, insomma tutto questo dovrebbe essere un vago ricordo, una mamma dovrebbe avere la possibilità di passare almeno un’oretta a FARSI I CAZZI SUOI. Si, esatto.

Stare sulla sdraio, leggere un libro, ascoltare musica, fissare il vuoto. Insomma fare quello che le piace, la fa stare bene, le va in quel dato momento. Senza doversi occupare di altro. Senza sentirsi chiamare mille ottocento milioni di volte. DORMIRE FINO A TARDA MATTINA, per dirne una.

Occuparsi, poi, dei propri figli pensando solo a come divertirsi insieme.

Invece no.


Doppia casa, doppio culo. Moltiplicato per tutti i week end estivi, più le settimane di “vacanze” effettive, significa che arrivi a ferragosto che sogni di essere a casa tua, in città. Te ne fotti dell’aria buona, della location alternativa, del verde della natura. Vuoi ritornare alla solita routine. Almeno li, i piatti li lavi con la lavastoviglie, e non a mano, le valigie non le devi fare ogni tre per due, così come le duecento lavatrici del prima, durante e dopo la vacanza e i mille mila week end.. La casa da pulire è una.

Ora davvero, qui non si tratta di fare le vittime. Solo di raccontare i fatti.

Anche perché a pensarci bene, quando lavoravo e andavo in ferie, non è che mi portavo a casa le cuffie e prendevo le chiamate dei clienti.

No, non mi sembra.

Eppure sono recidiva, eppure nonostante arrivo al lunedì più stanca del venerdì precedente, con le valigie da disfare, le lavatrici da fare, si di nuovo, non rinuncerei mai a questi week end, basterebbe, dico io,  solo chiamare le cose con il giusto nome.

Non vacanza, quella è altra cosa.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Potrebbe anche interessarti...