Se lo porta ovunque, non possiamo andare da nessuna parte senza.

Di cosa parlo?

DELL’ORSACCHIOTTO, DELLA BAMBOLA, DELLA COPERTINA, DI QUELLO CHE IN TERMINI PSICOLOGICI VIENE DEFINITO “OGGETTO TRANSAZIONALE” .

Cosa sto blaterando?

Vi spiego semplicemente quanto sia importante per i vostri figli quel pupazzo, quello straccio, quel oggetto, qualunque esso sia, che lui si porta ovunque.

Il primo a occuparsene e a definirlo appunto, oggetto transazionale, è stato lo psicanalista e pediatra D. W. Winnicott. Lo descrive come un passaggio fondamentale e importante per il bambino, che lo porta dal sentirsi un tutt’uno con la mamma, alla differenziazione del proprio Io.

In parole povere, lo aiuta a raggiungere la sua autonomia, a costruire il proprio Io, come qualcosa di differenziato dalla mamma.

L’oggetto transazionale non può essere imposto, ma viene SCELTO, dal bambino.

L’oggetto transazionale non è un semplice oggetto, va preso SERIAMENTE.

Compare tra gli 8/ 12 mesi.

Nell’oggetto transazionale il bambino vede simbolicamente la propria mamma e questo, lo aiuta a superare i momenti di crisi. L’esempio più banale? La nanna nel proprio lettino. Abbracciare il proprio orsacchiotto o chi per lui, è come abbracciare simbolicamente la propria mamma.

Con l’oggetto transazionale e le cure della mamma (non mi riferisco solo a quelle atte a soddisfare i bisogni fisiologici, ma anche e soprattutto a quelle relazionali e affettive, in una parola l’abbraccio, l’holding”), i nostri figli abbandonano la loro onnipotenza iniziale, quella che fa credere loro di controllare tutto.

Nei primi mesi di vita, infatti, non sanno differenziarsi dal mondo esterno, soprattutto dalla madre. Si sente spesso parlare di simbiosi madre e figlio. Il compito della mamma sufficiente buona, secondo Winnicott, è proprio quella di aiutare il bambino, dosando gratificazione e frustrazione, a differenziare il proprio Io. Ad abbandonare quindi, l’onnipotenza iniziale, quella cioè che gli fa credere di controllare l’aggetto, per la relazione con l’oggetto, inteso come qualcosa di distinto da se stesso.

L’orsacchiotto, la copertina, sono appunto, oggetti transazionali, che aiutano questo passaggio.

Penso ai Dou Dou, piccoli pupazzi di stoffa che le future mamme, tengono accanto a se nel letto per tutti i nove mesi della dolce attesa. Lo preparano con amore, affinché si impregni del loro odore e lo mettono nella culla, non appena è nato il loro piccino.
E’ vero, l’oggetto tradizionale lo sceglie il bambino, ma non è detto che non possa essere proprio quel dou dou, quel gesto di amore dolcissimo che sto una mamma sa fare.
 

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