Okey, anche per una che ama l’autunno come me, viene quel giorno d’estate. Quale?  Il primo giorno a mostrar le chiappe chiare!

Si, cari miei, oggi primo giorno di mare per i MiniMe e Me.

Il bilancio non è così negativo: abbiamo perso un asciugamano, non so dove, ma era della zia, non diciamoglielo. Sono stanca, ma non sconvolta. C’è stato un elevato rischio di rissa sui mezzi, è vero, ma di questo vi racconto dopo. Un’amica su due, abbandonata in spiaggia.

Il mio oggi è stato un atto di amore verso i miei figli, perché io ODIO andare al mare.

Come dico sempre, però, voglio vedere il bicchiere mezzo pieno e quindi, alla fine, il cappello nuovo, il costume nuovo e, finalmente, avere un paio di occhiali da sole graduati, hanno fatto una grande differenza.

insomma dopo più di trent’anni di esperienza, di cui quasi quattro con prole, posso gridarlo a gran voce:

mi sono organizzata!

Perché non amo andare al mare?

Perché odio sentirmi sudaticcia, con i capelli spiaccicati, tutta piena di sale.

Di conseguenza, odio comprare il costume, tanto mi sento un gamberetto sfigato al sole, ma ho scoperto come risolvere la cosa: l’ho fatto scegliere alla commessa per me. Un successo, io l’ho solo misurato e pagato. Fantastico.

Amo fare shopping, ma ho ben due talloni d’Achille: gli abiti da cerimonia e il costume, appunto. Generalmente, entrambi, tentativi ben riusciti di autoboicotaggio.

Prima del cappello nuovo, quindi, del famigerato costume e soprattutto degli occhiali da sole, mi sentivo proprio una sfigata: bianca, sconvolta e con gli occhiali indosso anche in riva al mare. È inutile che ci raccontiamo quella dell’uva: lo stile, sentirsi bene con se stesse e un bel paio di occhiali i giganti, aiutano eccome! Un esempio per farvi capire: come vi sentireste a farvi la doccia con gli occhiali?

No, no si poteva continuare così!

Se poi, si potesse avere una casa vicino al mare, di quelle che scendi e sei in spiaggia, allora forse ne potrei anche parlare, allora forse, anche con due bimbi piccoli, sarebbero ferie.

Invece no, ma fa lo stesso: per i miei amori, vado, mi organizzo, mi sfianco, ma li faccio contenti.

Minimo due mezzi, un treno e un bus che poi sono quattro se contiamo il rientro, una casa su una spalla, una bimba sull’altra e un bimbo per mano.

Diciamo però, le cose come stanno: non sono loro a essere difficili da gestire, è il contesto, è la gente che apre la bocca per dire cazzate e mai che allunghi la mano per aiutare.

Io non ho bisogno di niente, me la cavo da sola.

Eppure c’è sempre chi è pronto a dire la sua, scandalizzato perché nel cercare di afferrare un treenne che in seguito a una frenata sta per cadere, ti scordi quella di un anno sulle spalle e ti tirò dietro la porta del treno (quello dello scompartimento) che la prende sulla schiena attraverso il marsupio.

Hai già la tua frustrazione, il caldo, lo sconforto, la borsa, un ombrellone, un’altra borsa, eppure un gruppetto di donne (le peggiori) grida scandalizzata alla madre degenere.

Dico io, se proprio devi impicciarti della mia vita, alza il culo e tienimi la porta, per esempio.

No, è molto più semplice farsi i fatti degli altri, scandalizzarsi di questo e poi, magari, passare indifferenti davanti a qualcuno che sta male.



Ecco io mi arrabbio, non perché non ho ricevuto aiuto, no. Mi arrabbio perché invece che apprezzare una madre che ce la mette tutta, la gente, non tutta per fortuna, si permette di giudicarti.

Perché: scusi signora, ma respira lì dentro? (Fascia/ marsupio)

No, soffoca e lo metto apposta.

Scusi signora, ma tenerlo lì dentro con sto caldo, equivale a lasciarlo morire chiuso in macchina.
Nessuna risposta.

Scusi signora, stia attenta al bambino, sono sul bagnasciuga con il cellulare, se mi schizza si rovina….

ommm ommmm ommmm

No, ma gente, ci fate o ci siete?

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