Faccio outing: io non so giocare con i miei figli. Parlo di cose come far finta di essere in coda con le macchinine, fare le vocine con i pupazzetti, creare piste dei trenini fantasmagoriche e soprattutto, giocarci dopo. Lo ammetto, io mi annoio.

 Se anche voi, siete come me, allora sappiate che siete nel post giusto!
“Mamma giochi con me?” è la domanda più dolce e innocente che ci sia, ma anche quella che mi fa pensare: “Oh! NO!!!!”
 
“Mamma giochi con me?”, incalza il tuo ometto.

Ti guardi in giro: la lavatrice da stendere, una da fare, la cena da preparare, l’aspirapolvere da passare per la milionesima volta in quella giornata.

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Come puoi giocare ora?

Eppure quel vocino, quel faccino che è il tuo tutto…

Come puoi dirgli di no?

Ti fermi: dieci minuti che saranno mai? Ti siedi per terra con tuo figlio e inizi a giocare.

“Mamma! Facciamo la pista del trenino come quella che fa papà!”.

Panico! Quella che fa papà è quella grande quanto la stanza, con dieci tornanti, quindici scambi , otto ponti. Ci provi, non è che ti arrendi subito, ma quando guardi il risultato e soprattutto, la faccia di tuo figlio, ti vergogni un pochino.

Uno, due, tre e…. Ti viene da sbadigliare, da dormire, la palpebra ti cala e sogni di buttarti lì per terra e buonanotte. Allora reagisci, scatti in piedi come una molla ed esclami:”amore devo preparare la cena, scusa! La mamma gioca dopo!”.

La verità? Non sai giocare con i tuoi figli

Proprio non ci riesci. Forse un po’ con i Lego, ma in silenzio senza fare le vocine dei personaggi. Forse con i puzzle. Forse ancora con i pennarelli, le tempere o i pastelli.

Non con le macchinine, non con la pista del trenino. Non con la bambola con cui inventare mille avventure. Non ci riesci.

Quante volte ci hai provato. È inutile, ti siedi e in tempo zero sbadigli, ti distrai.

Un pó di senso di colpa (quello non ce lo facciamo mancare mai), un po’ di autoflagellazione e la domanda:

Perché non riesco a giocare con voi?

Personalmente, ho passato giorni a pensarci. Il primo passo è stato ammetterlo.

Alla fine me ne sono fatta una ragione.

Ho capito che anche in questo, nel far divertire i propri figli, ogni genitore ha il suo ruolo, che si basa sulle proprie attitudini.

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A ciascuno il suo ruolo

Prendiamo Simone, il papà dei miei bimbi. Lui è uno che sa giocare, non si sforza, gli viene naturale. E si diverte. Torna bambino e gioca, in modo sereno, costruttivo, educativo.

Io non ci riesco, ma so far divertire i miei figli in altri modi: li porto in giro per la città usando tutti i mezzi possibili: bus, metro, treno, passeggino, fascia, i nostri stessi piedi. Li porto a vedere il mare, a giocare dall’amichetto, a saltare nelle pozzanghere.

Li porto in giro travestiti da spiderman, principessa, qualunque personaggio si vogliano sentire in quel dato giorno. E mi diverto. Mi diverto come una matta. Mi lancio a tutta velocità e urlando go go go, giu per la discesa, con Amalia e Mattia nel passeggino che ridono contenti.

Condivido la mia quotidianità con loro, anche quelle attività che sono più congeniali a me: lo shopping, per esempio. La spesa al supermercato. Facciamo la colazione al bar con il “cappuccino mamma”.

Allora, sapete cosa vi dico?

Che sia gioco, che sia girovagare per il mondo, ciò che importa, ciò che davvero serve è semplicemente dedicare del tempo ai propri figli.

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