Come sapete, l’ho già scritto più volte, i mesi successivi a una gravidanza e al parto sono mesi in cui, almeno per me, la domanda, quando ti trovi davanti all’armadio, non é “come mi vesto?, ma “come mi concio?”. Ho creato look assurdi senza nemmeno accorgermene.

Sono solo due le cose che contano in quei mesi:

  • non uscire nuda
  • essere comoda per: Allattare, spingere il passeggino, camminare con il bimbo nella fascia, fare quattro rampe di scale per arrivare a casa, avendo in braccio se ti va bene uno solo, il piú piccolo e leggero, ma non è scontato, dei due tuoi pargoli. Spesso entrambi.

Se poi, come me, vi muovete prevalentemente con i mezzi o a piedi, vien da sé che essere comoda é l’unica regola.

Non solo, in questa fase ho proprio voglia di gridare al mondo che non me ne frega proprio niente di come mi vesto, perché ho un fisico che non riconosco, la pancetta molle e vuota, perché non leggo una rivista di moda dal 2013, perché sinceramente l’unica cosa che mi interessa é mio/a figlio/a. E poi, sono troppo presa da capire come funziona, dal prendere il ritmo con questi nuovi tempi dettati da quel “nuovo’ piccolo esserino e via dicendo.

 

Benissimo, questa fase dura qualche mese, nel mio caso almeno nove mesi, al punto che l’ho chiamata esogestazione di me stessa. Ossia il tempo che mi serve o ci serve a noi mamme per incominciare a ricordarci che siamo comunque sempre donne. Femmine!

Visto che a sto giro di figli ne ho due, questa fase post gravidanza di Amalia, per me é durata un anno, poco più, poco meno.

Il mio rapporto con la moda é stato sempre di amore folle, ma squattrinato, pertanto, dopo anni di compro qualsiasi cosa mi piaccia e abbia un budget accessibile, per poi arrivare a spendere cifre importanti,ma in abiti di scarsa qualità, a quasi quarant’anni, ho iniziato a optare per la formula “magari pochi, ma buoni”. Un grazie anche a Simone per l’insegnamento. Quindi,prima di comprare ci penso un pochino di piú…tipo cinque secondi, invece di zero!

Questo vale solo per me stessa, perché da quando sono mamma ho scoperto una forma di shopping piú subdola ed esente da sensi di colpa:

Lo shopping per i propri figli. Meraviglioso, liberatorio, giustificato.

Riassumendo, quindi, dopo il parto due fasi:

  • non me ne importa un fico secco se sono in tuta e senza trucco.
  • compro solo per i miei figli.

A un certo punto scatta la nuova ora X.

E lí é davvero la fine per il tuo conto in banca, l’inizio di una nuova e lunghissima amicizia con Senso di Colpa e un continuo martello in testa: Lo voglio lo voglio lo voglio..o come per me in questi giorni, li voglio!

Sarò pazza, sarò un caso umano, ma l’adrenalina che mi sale quando vedo quello che voglio in una vetrina é incredibile. É proprio una sensazione fisica la mia. Anni di esperienza però, mi hanno insegnato che, se voglio degli stivali neri alti al ginocchio, in saldo, senza tacco alto, ma con il tacco, che però non sia raso terra,che siano fashion, ma comodi, non mi posso fermare alla prima vetrina. Anzi, in realtà mi ci ferno con il cuore e ho già deciso che quelli devono essere miei, ma serve comunque un giro di ricognizione per capire come me li posso permettere (in genere mi innamoro delle cose più costose, strano eh?): Vendere un rene? Tutto l’oro che possiedo? Usare la carta di credito e poi ci penso il mese prossimo?, aprire in due il materasso che non si sa mai…?

Non solo, mentalmente mi immagino con quegli stivali addosso e li provo con tutti i capi del mio armadio. Un classico, il mio. Insomma primo giro significa ricognizione, ma.poi come un boomerang ritorno li, a quel paio di stivali che stamattina in un negozio chic di via 25 aprile a Genova mi ha fatto battere il cuore e dire: Eccoli li ho trovati!

Perfetto: La mia ora x é dunque, giunta, ma posso dirvi una cosa ancora?

Poco prima avevo fatto un sanissimo shopping per i miei piccini.

E allora….

 

 

 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Potrebbe anche interessarti...