Alcune giorni vorrei avere tanti palloncini da attaccare alla mia testa, per alleggerirla un pò. È noto a chi mi conosce, che io ai neuroni faccio fare ginnastica e tanta. In questi giorni li sto allenando nel difficile percorso dell’educazione dei figli.

Ahhh che argomento!

Non so voi, ma io quando sognavo che Mattia arrivasse e anche dopo, quando con occhi a cuore vedevo crescere il pancione, non avevo per niente calcolato una cosa:

due genitori possono trovarsi a discutere su metodi educativi differenti.

Forse perché poi di fatto un’idea pedagogica chi ce l’aveva ancora?

Con la nascita di Numero Uno, ho iniziato a leggere e a documentarmi sulla base delle nuove situazioni a cui dovevo far fronte e, leggi qua, leggi là, ho incominciato a farmi un’idea. Non mi metterò di certo a disquisire di pedagogia, non ne ho le competenze, ma tanto per chiarire prima di tutto a me stessa, scriverò quello che penso.

Piecere, Maria Montessori

Come dicevo, con la nascita di Mattia, Montessori, metodo montessoriano, verbalizzare, ecc. Sono diventati il mio vademecum quotidiano. Da qui il caos, perché non so a voi, ma a volte, questa pedagogia montessoriana mi incasina un pò la vita: sensi di colpa se alzo troppo la voce, sensazione di non accogliere davvero i bisogni dei miei figli.

Certo l’ho detto, sono cervellotica lo so, però dai ditemi che non sono la sola.

Per me il presupposto iniziale è sempre lo stesso e da lì non mi muovo: i bimbi, già dalla pancia sono persone, non sono da manipolare e sottomettere, vanno rispettati nei loro desideri e nelle loro frustrazioni, verbalizzo, cerco di aiutarli e di contenere le loro frustrazioni.

Non sopporto la parola vizio, forse e spero mai, i miei figli saranno viziati quando li vedrò uscire dal tabacchino dopo essersi comprati un pacchetto di sigarette, ma a sei mesi una e a due anni e mezzo l’altro, no, per me sono esigenze, bisogni. Non sopporto pertanto, nemmeno la parola capriccio. Ora dico,  se voi foste nel bel mezzo di una cosa che vi piace tanto e improvvisamente arriva qualcuno che vi dice, “no! Non lo puoi fare, smettila!” O, addirittura, vi porta via, come reagireste? Sareste contenti? È certo che io riaponderei:”eh no!”. Ecco il bambino di due anni, piange, urla, magari si butta per terra proprio per lo stesso motivo. Lo so, ci vuole tanta pazienza e tanto tempo per riuscire a mantenere la calma, aiutarlo a gestire l’emozione e la frustrazione. Ma non è anche questo il compito di un genitore? È questo punto di vista che a volte manca in chi, magari al supermercato, ti guarda alibito perché dinnanzi a un bambino urlante e che rotola, tu non dai un bel pattone sul sedere.

Pattone sul sedere. Altro punto spinoso. “Eh! Una pacca sul sedere non ha mai fatto male a nessuno!” E dall’altra:”una patta??? Tuo figlio sarà un violento un domani”. Ecco forse, dico forse, c’è una via di mezzo tra le due cose. Io personalmente sono orientata, come forse si capisce,  a non dare patte e a non urlare. Certo, poi però capitano alcune giornate che davvero, non sai più che fare e allora urli che nemmeno a una partita di calcio e magari una “carezza” al pannolone scappa. Per me qui si apre un vortice nella coscienza che nemmeno in Kenya. Per una patta data, dieci giorni di sensi di colpa e di caos mentale.

È come se avessi un “mammetro”: finisco sempre sotto la tacca dello zero

Sapete a chi serve la patta sul sedere? A noi “grandi”, per sfogare la nostra rabbia, la nostra frustrazione, quando quel piccoletto lì, proprio non ne vuole sapere di fare come gli diciamo. Può sortire un effetto immediato di obbedienza (a me è capitato raramente), ma di sicuro non funziona a lungo termine.

I momenti da “urlo, però, “accadono, forse perchè comunque, due bimbi inpegnano tanto, perchè tu sei stanca e a volte, per riposare le orecchie o perchè devi pulire casa, dici quel si alla tv accesa per più di dieci minuti consentiti facendogli fare la maratona di Masha e Orso. Capitano perchè sei umana?  Mica un computer programmato. Insomma fare il genitore è davvero molto difficile,  ma chi non fa, non sbaglia no?

Cosa posso insegnare ai miei figli anche in quelle giornate in cui il mammometro mi va sotto lo zero? A chiedere scusa. Se mi accorgo di esagerare, io chiedo scusa.

Ora una domanda la faccio a voi, a voi mamme montessoriane DOC che non perdete mai la calma, che non urlate, verbalizzate, non accendete mai la TV, create giochi in casa super stimolanti, attività che neanche all’asilo, come fate? Come fate a mantenere questo equilibrio a cui tanto aspiro, ma che raramente raggiungo?

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