Portare i propri figli al parco vicino a casa, è sempre una buona idea: loro si divertono, si svagano, SI STANCANO. Roba che, se ci va bene, alle otto tutti a letto.

Badate, ho scritto SE.

Portare i propri figli al parco, sembra una buona idea anche perché da la possibilità a noi mamme, di ossigenare un pò la mente, di scambiare due parole, di fare nuove conoscenze, o, semplicemente, di “mollare un pò la presa”, rispetto a quando siamo sole a casa.

Questo se siamo già delle veterane, se siamo delle mamme a livello avanzato, se cioè, ci siamo già create la cerchia di mamme che, come noi, abitualmente portano lì, in quel parco, i loro pargoli. Se insomma,ci siamo già fatte conoscere. In questo caso, ci si da una mano una con l’altra (oddio, dipende da chi frequenta il parco, ma qualcuna la si trova sempre) e avere occhi in più con cui seguire i propri figli, non è una cosa da poco.

Se così non è, se banalmente è la prima volta, beh ecco, le cose potrebbero non andare come ce le siamo immaginate. Quanto sto per descrivere, in realtà, può accadere più di una volta, ma non raggiungeremo mai il livello di stress che abbiamo raggiunto “quella prima volta” in cui abbiamo deciso di fare il grande passo, quando tutte soddisfatte, prendiamo per mano il nostro piccino ed esclamiamo:.

 “Amore, oggi andiamo al parco a giocare con i bimbi!”

“Sìììììì”

Con grande entusiasmo, quindi, partiamo alla volta del parco più vicino, convinte che, mentre i figlioli si divertiranno un sacco, noi, senza nemmeno un pò di senso d colpa, potremo farci i fatti nostri (una telefonata all’amica?), o semplicemente scambiare due parole con chi è nella nostra stessa barca: altre mamme.

Siamo uscite di casa con un bel sorriso e con qualche giochino che, crediamo, possa essere gradito al principino o alla principessa: le sue macchinine preferite, la bambolina, magari una palla. Ci si va a piedi, mica in macchina, quindi “giusto l’indispensabile”.

Ce lo vediamo già, il quadretto perfetto: bimbi che giocano amorevolmente con altri, noi che, sedute su una panchina, li guardiamo (la sicurezza prima di tutto) e, nel mentre, conversiamo con una simpaticissima mamma incontrata lì.

Invece no.

Già appena siamo arrivate, capiamo che forse, non è proprio come ce lo eravamo immaginato.

Innanzitutto, scopriamo che nostro figlio non giocherà amabilmente con nessuno, ora dipende anche dall’età certo, ma se pensiamo a un bimbo tra l’anno e i tre anni, beh lasciate fuori ogni speranza voi che entrate!

Nonostante il sacco giochi indispensabili, vedremo il nostro pargoletto correre dietro ai giochi di tutti i bambini nel parco: non ci sarà niente che lo interesserà di più di quella macchinina rossa che ha in mano quel bimbo, eppure noi nella borsa ne abbiamo almeno cinque, tra cui la sua preferita.

Ma PERCHE?? Ci chiediamo?

Non solo, scopriamo che la nostra sacca dei giochi “indispensabili” va bene per casa, ma per andare al parco le attività a cui non abbiamo pensato sono troppe: servivano le bolle, i gessetti per colorare per terra. La palla no, quella l’abbiamo, ma comunque, non va bene, è più bella quella della bimba, quella lì con i codini, mamma!

Ottimo.

Passiamo la prima mezz’ora a rincorrere nostro figlio e a cercare di contrattare per fargli mollare la presa, visto che il bambino a cui sta cercando di prendere il gioco, piange disperato.

Qui si possono aprire due scenari e, da quale stiamo per vivere, dipenderà il livello di stress  che raggiungeremo.

Sto parlando dell’interazione con la mamma del bimbo in questione.

Perché se noi lasciassimo fare a loro, ai bimbi intendo, in qualche modo se la sbrigherebbero da soli (la regola è sempre “basta che non si facciano male, ovvio”).

Siccome non tutte siamo dello stesso avviso, ecco cosa può accadere.

Scenario UNO:

La mamma del bimbo minacciato dal nostro, è più gelosa di lui dei suoi giochi, quindi, con un sorriso tirato, a volte nemmeno quello, ci guarderà con aria di sufficienza e la sua espressione sembrerà dire: “fai in modo che quel maleducato di tuo figlio molli subito la macchinine del mio piccolo Adelfo”.

A quel punto, sempre cercando di mantenere la calma e di non farci coinvolgere troppo, cerchiamo di far ragionare (ahahahah) il nostro piccolino.

Niente: lui urla, si butta per terra, piange disperato e continua a strappare di mano il gioco conteso. L’istinto e la situazione che si è creata, ci spingerebbero a trascinarlo via a pelle d’orso, inveendo in mille lingue diverse e dicendo pure “che stronza”, alla mamma “Vittima”.

Non si può, non si può perché bisogna dare il buon esempio, perché d’altronde nostro figlio ha solo due anni, perché siamo una mamma “montessoriana” (più o meno), quindi ci ripetiamo mentalmente: “respira e verbalizza, parla piano” (in realtà ci esce una voce leggermente stridula e tra i denti, ma fa lo stesso).

Insomma, alla fine ce la caviamo con una sudata, un pò di nervoso e via, ripartiamo verso una visione positiva. Mica andrà avanti così, no? E’stata solo sfortuna.

Scenario DUE:

come sopra, tranne che, la mamma in questione, è un tipo come nok (evvvaiiiii!). E’ molto easy, addirittura ci dice: ” tranquilla, sono bimbi, non ti preoccupare, il mio lo fa sempre!” e da lì, inizia pure una conversazione piacevole, di quelle tra mamme: quanto ha il tuo? lo hai allattato? lo mandi al nido? ecc ecc.

Ecc. ecc. neanche tanto, perché esattamente due minuti dopo che l’allarme è rientrato e noi stiamo  conversando come nei nostri progetti (ah, visto che idea meravigliosa andare al pacchetto?), ecco che nostro figlio riparte, questa volta incomincia a seguire un bimbo in bicicletta e lì, parte lo scatto da atleta per raggiungerlo prima che finisca in strada, piuttosto che chissà dove.

Mennea ci fa un baffo!

Lo afferriamo al volo e, con calma (nemmeno troppa), gli spieghiamo (verbalizzare, verbalizzare) che “la mamma non vuole che il suo piccolino si faccia male, che non deve scappare, che è pericoloso…”. “ti, mamma! Ti!”.

Perfetto, ora possiamo tornare a sederci sulla panchina e a rilassarci un pò, mentre il nostro piccino gioca qui davanti, guarda che bello scivolo, che bella casetta…che….

Come un fulmine lui riparte, questa volta vuole le bolle. Le bolle? Accidenti! perché non ci ho pensato??? Per pietà, la mamma della bimba che sta facendo le sue bolle in santa pace, lascia che anche tuo figlio provi a farle, ma ovviamente lui le ruba di mano il botticino e rovescia tutto il contenuto per terra.

OH, NO! Cosa CAZZO caspiterina si fa, in questi casi?

Noi non le abbiamo portate, ci verrebbe di andarle a ricomprare, ma il tabacchino è lontano anni luce; insomma mortificate ci scusiamo, quasi sgridiamo nostro figlio: “non si fa! Non si fa!”, ma d’altronde non ha mica dieci anni anche lui… Poi, anche qui, la situazione si risolve più o meno bene a seconda della mamma che incontriamo. Se come nello scenario uno, beh lo sapete già: aria di sufficienza, un “no fa lo stesso”, che in realtà vorrebbe essere “un maledetta te e il tuo bimbo, povero Adelfo mio!”.

Nel caso dello scenario due, è ovvio che finisce tutto a tarallucci e vino, del resto…SONO BAMBINI.

CI stiamo riprendendo dalla macchinina contesa, dallo scatto alla Mennea, dalle bolle versate che, arriva l’ora della merenda.

Sembra semplice, che sarà mai? Cosa ci potrà succedere ora?

Noi, inesperte (ricordate è la prima volta che ci avventiriamo al pacchetto), abbiamo portato, uno yogurt? Qualche biscottino? Un succo bio? Eh no, care mie! Mentre noi tutte entusiaste (ssono proprio una mamma premurosa) tiriamo, quindi, fuori i nostri biscottini, TAC! ecco che arriva LEI, LA MAMMA PERFETTA, quella sullo stile del film con Nicole Kidman (ah no, quella era la Donna Perfetta, ma il genere è comunque quello).

LEI ha pensato a tutto e soprattutto, a TUTTI i bambini del pacchetto, o quasi. A differenza nostra, HA TUTTO SOTTO CONTROLLO, vi dirò che 99 su 100 è proprio la mamma di Adelfo, li mortacci sua! Ha una merenda che sfamerebbe un esercito, tutta roba buona e che tuo figlio interessa molto, anzi è già seduto lì davanti a lei che mangia a quattro ganasce insieme ad altri bimbi…. Ahhh Ecco come si fa a farlo stare fermo!

Inutile dire, che ci sentriamo un pò in imbarazzo (cosa faccio? lo trascino via? lo lascio mangiare? chiedo scusa? Di nuovo! Alla mamma di Adelfo?) e, forse, anche un pò inadeguate, come abeiamo fatto a non pensarci?

Non ci posiamo credere: nostro figlio mangia per quattro, sembra che non lo sfiniamo da quando è nato!

La prossima volta, pensiamo…… La prossima volta ce ne stiamo a casa figlio mio!

Tanto, per fortuna, non sarà così, perché siamo mamme e le mamme possono tutto, anche sopravvivere al primo pomeriggio al parchetto!

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